L’estemporanea metafisica del colore e del segno minimalista di Franca Faccin, ovvero l’alfabeto concettuale e mediterraneo del “libero girovagare in pittura” di un’artista nota per il sintetismo iconico delle sue biciclette, portabandiera assoluto dell’esistere, nell’immaginaria altalena sinusoidale e spezzata dei suoi giri di freni e campanelli. L’armonia e l’energia di un linguaggio estetico ed ideologico emozionale tra il figurativo, l’astratto e l’informale, impenetrabile codice di grafismi reiterati di sapore orientale ma con un’anima occidentale.