Creando un cortocircuito fra tradizione e contemporaneità, l’arte di Massimo Micheluzzi si dispiega in questo straordinario spazio del Novecento dialogando con le storiche macchine da scrivere Olivetti. Il confronto ideale con l’architettura del Negozio progettato da Carlo Scarpa si gioca per Micheluzzi sull’essenza del linguaggio dell’architettura e sul profondo legame di entrambi con Venezia. Dalla consuetudine alla grandiosità dell’arte e dell’architettura veneziana, infatti, sia Scarpa che Micheluzzi, ciascuno a proprio modo naturalmente, apprendono ad esercitare l’occhio verso l’osservazione del dettaglio ancor prima che alla veduta d’insieme.