Memorie identitarie

Gli orizzonti aperti di Ibrahim Mahama
di Giovanna Tissi

Fra i 17 invitati a costituire la Force Majeure del Laboratorio del Futuro, riunita dalla curatrice Lesley Lokko nel Padiglione Centrale dei Giardini, Ibrahim Mahama rientra a pieno titolo fra gli studi più rappresentativi della produzione architettonica africana e diasporica.

Benché non sia un architetto in senso accademico, attraverso le sue opere, di cui Parliament of Ghosts è una referenza esemplare, sta ridefinendo il termine della “pratica”, non solo architettonica, secondo modalità impensabili fino a un decennio fa, anche in considerazione dell’ubicazione della sua attività, che per scelta, ha le sue fondamenta in un luogo considerato non centrale dalla cultura dominante: Tamale, in Ghana. Qui, nella regione Settentrionale del Paese, confinante con il Burkina Faso, si trova, radicata nella terra rossa, l’architettura in mattoni di argilla del Red Clay, nato dall’evoluzione dell’installazione in mostra. Archivio e spazio performativo al tempo stesso, in continuo processo di trasformazione e crescita, fondato nel 2020 da Ibrahim Mahama è dedicato all’esplorazione di nuove forme di immaginazione per creare altrettanto nuove narrative per le giovani generazioni; aperto al pubblico ad ingresso libero, accoglie scuole, famiglie e la comunità tutta, come ben si coglie dalle immagini fotografiche imprescindibili ad una appropriata lettura del progetto presenti nello spazio del Padiglione Centrale.

Ibrahim Mahama, ph: Matteo de Mayda – Courtesy La Biennale di Venezia

Parliament of Ghosts è stato originariamente ideato come installazione per la Galleria The Whitworth di Manchester nel 2019. Nasce prima come esito formale della ricerca di un giovanissimo Mahama ancora studente presso la KNUST University sulle tracce di memorie identitarie per il Ghana post indipendenza, quali nello specifico i resti della Stazione di Sekondi della Gold Coast Railway – ferrovia che in epoca coloniale trasferiva l’oro dalle miniere alla costa atlantica del Paese a beneficio degli inglesi –, a cui questo spazio installativo e performativo è ispirato. Si tratta al tempo stesso di uno spazio concepito per il lavoro e usato come primo studio dal giovane practitioner: nella Stazione di Sekondi hanno preso forma i primi sacchi di iuta cuciti dalle market woman giunti dal Ghana sulle mura dell’Arsenale per l’esordio di Mahama alla Biennale di Okwui Enwezor nel 2015.
Parliament of Ghosts alla Biennale si configura come un assemblaggio di oggetti abbandonati e recuperati per comporre una sorta di camera parlamentare, al centro riutilizzando i sedili abbandonati della stazione ferroviaria, mentre alle pareti con arredi e rottami scolastici, documenti di archivio.

Ibrahim Mahama, ph: Matteo de Mayda – Courtesy La Biennale di Venezia

È un re-make del progetto ideato per il Manchester Art Festival del 2019 e la maquette in scala quasi reale della sua trasformazione nell’architettura del Red Clay a Tamale. Qui la comunità locale diviene parte integrante del progetto, e l’arte entra nella vita aprendo la possibilità di esperire oggetti e memorie, anche attraverso il gioco, stimolando l’immaginazione e la fantasia per dar voce a nuove prospettive e visioni della realtà. I resti della Gold Coast Railway – ricostruita e portata integralmente a far parte del parco Red Clay – che un tempo parlavano di sfruttamento coloniale, sono stati trasformati in dono per la comunità, in playground per i bambini, che attraverso questi oggetti possono scavare nel passato, vedere la possibilità di cambiamento reale e immaginare un nuovo futuro. Questo racconta Parliament of Ghosts. Un viaggio a Tamale per sperimentare dal vero quanto l’immaginazione possa aprire orizzonti impensabili, non solo per la pratica architettonica.

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