Narrazioni da un paese in guerra

Il padiglione Ucraina guarda al futuro
di Marisa Santin

Proiettato al domani, il progetto ucraino mette al centro il ruolo fondamentale svolto dalla narrazione nel delineare i confini di uno spazio protetto, in cui liberare una pulsione creativa rivolta alla ricostruzione.

Dopo più di quattrocento giorni di guerra come è possibile trovare un nuovo sistema di coordinate che permetta alla bellezza di manifestarsi?
Sviluppato in due aree, il progetto ucraino guarda al domani. Il Padiglione all’Arsenale presenta uno spazio claustrofobico e buio come simbolo di un luogo abbandonato che diventa vitale per progettare piani di sopravvivenza. L’installazione presso lo Spazio Esedra ai Giardini, costituita da cumuli di terra ricoperti d’erba al cui centro si delinea uno spazio percorribile, riproduce il sistema di fortificazioni di Kiev del X secolo, riattivate in seguito all’aggressione russa.
Di fronte ad un presente di distruzione il Paese si chiede se e come sia possibile salvaguardare una visione di speranza trovando già oggi un posto sicuro in cui liberare una pulsione creativa rivolta alla ricostruzione. Il ruolo fondamentale svolto dalla narrazione nel delineare i confini di uno spazio protetto è perciò al centro del progetto. Ovunque ci sia una storia da raccontare, occorre che ci sia sempre qualcosa o qualcuno che permetta a quella voce di essere ascoltata in modo relativamente sicuro. Persino in situazioni di coesistenza con la costante minaccia ci si può riunire sotto un tetto di un edificio semidistrutto o dietro un bastione improvvisato per discutere le questioni più urgenti, fra cui i limiti ma anche le possibilità per gli architetti di immaginare il futuro.

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