Ripensamenti necessari

La plastica come potenziale agente di cambiamento
di Fabio Marzari

Il Padiglione degli Stati Uniti coglie l’invito del Laboratorio del Futuro per presentare il progetto “Everlasting Plastics” sul tema attualissimo della plastica.

Indagare in maniera spettacolare ed efficace un tema di stretta attualità, la plastica, uno dei materiali più diffusi al mondo che coinvolge la vita di ciascuno di noi, in ogni angolo del Pianeta. La Partecipazione Nazionale degli Stati Uniti coglie l’invito del Laboratorio del Futuro per presentare il progetto Everlasting Plastics, curato da SPACES, organizzazione d’arte alternativa con sede a Cleveland, Ohio, con il sostegno del Bureau of Educational and Cultural Affairs del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, co-curata da Tizziana Baldenebro, commissaria del Padiglione e direttrice di SPACES, e da Lauren Leving, curatrice del Museum of Contemporary Art Cleveland. I polimeri petrolchimici, ovvero la plastica, hanno iniziato a svilupparsi negli Stati Uniti sin dall’inizio del Novecento, al loro apparire vennero considerati un materiale rivoluzionario, in grado di ridurre le barriere socioeconomiche, garantendo l’accesso a una fascia di beni fino ad allora di esclusivo appannaggio delle classi più abbienti. Al giorno d’oggi la plastica si produce a ritmi esponenziali e assai allarmanti, nonostante la consapevolezza del suo impatto altamente nocivo.

Everlasting Plastics nasce in risposta alle urgenze del momento e riunisce opere commissionate ad hoc a Xavi L. Aguirre, Assistant Professor of Architecture al Massachusetts Institute of Technology, Simon Anton, designer che lavora a Detroit, Ang Li, Assistant Professor alla School of Architecture della Northeastern University, Norman Teague, Assistant Professor alla School of Design della University of Illinois Chicago, e Lauren Yeager, un’artista concettuale e scultrice che opera a Cleveland, le cui pratiche creative si concentrano sull’analisi e il recupero dei rifiuti plastici. La mostra con le opere presentate rimodula gli atteggiamenti e gli approcci alla gestione del surplus di rifiuti plastici nelle acque, nelle discariche e lungo le strade attraverso l’analisi del modo in cui questo materiale permea la vita di tutti i giorni. Più che esprimere un giudizio etico, Everlasting Plastics riconosce la dipendenza globale da questo materiale e propone un attento ripensamento del modo in cui conviviamo con la plastica e delle possibilità di quest’ultima di diventare agente di cambiamento. «Ciò che è stato sviluppato negli Stati Uniti come materiale dalle potenzialità utopiche – ha dichiarato Baldenebro –, ora contribuisce a creare una realtà distopica per il Pianeta. Design e arte, indagando questa dicotomia, ci possono guidare nel trasformare la situazione in cui si trova l’umanità».

 

Immagine in evidenza: Photo Matteo de Mayda – Courtesy La Biennale di Venezia

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