Surfando a Busua

Nuove comunità per una nuova memoria
di Giovanna Tissi

“Plugin Busua” di  Strohmayer e DeRoché si configura come installazione immersiva dove il visitatore può esperire l’armoniosa visione ambientale e comunitaria definita dagli spazi del surf lodge di Busua, in Ghana.

Fra i 22 Guests from the Future (Ospiti dal futuro) inclusi nel Laboratorio di Lesley Lokko, Juergen Strohmayer (Istanbul, 1990) e Glenn DeRoché (New York, 1985) firmano, con la collaborazione autoriale di Nii Obodai per Film & Sound Art, Plugin Busua, video installazione ubicata nell’ultima campata delle Corderie dell’Arsenale, dove una citazione di Ban Ki-moon riportata a una parete invita il visitatore a riflettere sullo sviluppo sostenibile quale migliore possibilità di correggere la rotta della distruzione ambientale ad opera del cambiamento climatico.

Secondo le dichiarazioni della curatrice Lesley Lokko, i due practitioner emergenti offrono «uno sguardo su chi sarà il probabile architetto del futuro e su quali possano essere i suoi interessi, le sue preoccupazioni e le sue ambizioni».  In questo contesto, il progetto del surf lodge di Busua, ubicato sulla costa atlantica del Ghana nella località piscatoria omonima aperta da qualche anno ad un turismo eco-sostenibile, sviluppato in stretto dialogo con il surf Ghana e la comunità locale a partire dal riuso di un edificio modernista, si può leggere come manifesto dell’approccio progettuale attento alla decarbonizzazione e alla decolonizzazione degli architetti basati ad Accra. Il community hub progettato da Strohmayer e DeRoché integra parametri funzionali, climatici, urbani e comunitari con ridotta impronta ecologica grazie al riutilizzo adattivo di un edificio esistente e all’introduzione di un nuovo plugin architettonico caratterizzato da una materialità innovativa e da una disposizione delle forme primarie di memoria metafisica. Affiancando frammenti architettonici sospesi di valenza scultorea costruttivista a riprese cinematografiche e sonore contestuali, Plugin Busua, la “maquette” in esposizione si configura come installazione immersiva dove il visitatore può esperire l’armoniosa visione ambientale e comunitaria definita dagli spazi del surf lodge di Busua.

Visibile purtroppo solo dal lato meno accessibile dell’opera avvolta dalla penombra, lo straordinario video realizzato da Nii Obodai (fondatore del Nuku Studio – Center for Photographic Research and Practice a Tamale) riprende scene di vita quotidiana della comunità locale descritte da un’impeccabile fotografia in bianco e nero accompagnata da un sorprendente sonoro. Il film si sofferma sui rituali tradizionali della conservazione di un ambiente che ha preservato il proprio genus loci identitario, espresso nel ritmo eterno del lavoro di pulizia svolto a terra o nelle attività ancestrali della pesca in mare, dove si integrano in modo sostenibile le presenze collettive attratte dalla struttura ricettiva del surf hub. L’opera trasporta gli effetti del progetto di riutilizzo adattivo architettonico all’interno della Mostra, fornendo al visitatore un’intensa esperienza audio visiva specifica di Busua, luogo di memorie da preservare.

 

Immagine in evidenza: © Julien Lanoo

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