Articolato in due sedi, nel Padiglione canadese ai Giardini e presso i Magazzini del Sale 5, il progetto di Stan Douglas (Vancouver, 1960) delinea un parallelo tra i moti che attraversarono l’Europa nel 1848 e quelli che interessarono più latitudini nel 2011, fra cui la Primavera araba, le manifestazioni di Occupy Wall Street negli Stati Uniti e le proteste in Gran Bretagna contro le misure di austerity. La riflessione di Douglas si concentra sulle cause che generarono questi conflitti e sul modo in cui vennero diversamente affrontati dai media e consegnati alla storia: ampiamente diffusi dalla stampa nel 1848; sottoposti allo sguardo globale, capillare ma paradossalmente più superficiale – se non addirittura del tutto indifferente – dei social media nel 2011. L’artista sottolinea come questi ultimi eventi siano stati semplicemente monitorati e ignorati in Europa e nell’America settentrionale e quasi del tutto soppressi in Nordafrica e nel Medio Oriente, con poche eccezioni di rilievo. L’esposizione nel Padiglione ai Giardini comprende quattro fotografie di grandi dimensioni che rivisitano, con un approccio documentaristico, le proteste del 2011 in quattro località diverse: gli assembramenti lungo la Avenue Habib Bourguiba a Tunisi il 12 gennaio, la rivolta della Stanley Cup a Vancouver il 15 giugno, gli scontri tra i giovani e la polizia nel quartiere londinese di Hackney il 9 agosto e la repressione dei manifestanti sul ponte di Brooklyn a New York l’1 ottobre 2011. Ai Magazzini del Sale una videoinstallazione a due canali sposta invece l’attenzione sul concetto della musica vista come forma di resistenza culturale.