(2922, Italia, 107')
La rivoluzione del regista all’interno del genere statunitense per antonomasia avviene attraverso un prisma ottico che deforma l’immagine e la scrittura, filtrandole dai film di samurai giapponesi: partendo da un plagio, poi riconosciuto e debitamente ripagato, Leone riadatta lo scenario del Giappone dei ronin ricostruendo in Spagna un panorama western in formato Techniscope. Sono proprio le scelte registiche, che esaltano primissimi piani in contrasto con paesaggi sterminati, e l’uso delle musiche di Morricone, come contrappunto sonoro e come parte integrante e indissolubile della narrazione, a dare origine a un nuovo genere cinematografico. Il mito della frontiera, creato dal veterano del genere americano John Ford e comunque distante dalla realtà storica, non è presente nella Trilogia del dollaro: Leone lo ripercorre più tardi, nel suo penultimo spaghetti western C’era una volta il West del 1968. Ma la summa di tutta la poetica del regista è il suo capolavoro del 1984, C’era una volta in America, un gangster movie epico che travalica lo spazio e il tempo, in un loop onirico di straordinaria bellezza.
Il regista Francesco Zippel porta a Venezia, nella sezione Classici, Sergio Leone l’italiano che inventò l’America, un documentario ricco di interviste, fortemente voluto dalla figlia Raffaella Leone. Zippel si era già cimentato in passato nella realizzazione di opere documentarie su grandi registi quali William Friedkin, Nicholas Ray e il pioniere del cinema afroamericano Oscar Micheaux.