(1965, Ucraina, 99')
Immagini evocative, colori acidi, realismo e surrealismo, narrazione e poesia, sacralità e mondanità non sono che parole per descrivere il cinema di Sergei Parajanov.
Il regista armeno è stato maestro di culto, Godard di lui dirà: «Nel tempio del cinema ci sono le immagini, la luce e la realtà. Sergei Paradjanov era il maestro di quel tempio».
Tini zabutykh predkiv (Le ombre degli avi dimenticati) si pone come transizione dal primo cinema sovietico del regista a quello che poi lo consacrerà come poeta surrealista della Settima Arte.
La vicenda si sviluppa su due storie d’amore e due morti, ma anche sulla magia folcloristica e il vecchio realismo sovietico della prima metà del ‘900.