Lo studio kenyota ha sviluppato nella sua ricerca una pratica di indagine fondata su una sorta di “futurismo a ritroso”, in cui l’infrastruttura della vita è data da una riscoperta della caverna come archetipo dell’abitare. La caverna, la miniera, il guscio ctoneo rivelano in questo senso una possibilità “altra” ad un presente postcoloniale che ha le sue radici in una misura “geologica” dell’antropocene, sia per quel che riguarda gli interventi urbani che i progetti domestici, dove l’ancestrale animismo riscopre un diverso rapporto con il “più-che-umano”.