L’artista argentino unisce nel proprio lavoro moderne e antiche tradizioni, costruendo un suo particolare percorso in cui si incrociano tracce e istanze assai lontane l’una dall’altra, quali la cultura locale e il concettualismo. L’antropologia, il sacro con i suoi rituali e l’aspetto politico si fondono in un incontro critico-poetico che attinge ad una potente simbologia archetipa precolombiana. Attraverso le sue opere, spesso di grande formato, riesce a dare voce alle diverse comunità oscurate dalla storia e dalle sue strutture di potere. Per Il latte dei sogni l’artista espone una serie di cinque sculture di argilla di grandi dimensioni che assumono la forma di fornaci ibride uomo-animale, qui disposte ad evocare un tempio, una fabbrica o un alveare: un’espressione della capacità del corpo di creare comunità e, nel contesto famigliare, di dare e prendersi cura.