Sopravvissuta alle innumerevoli volte che la pittura è stata dichiarata “morta” negli ultimi decenni, Jacqueline Humphries continua a sostenere che «la pittura si adatta a tutto». L’ha adattata, infatti, al processo creativo atto a generare una forma di arte processuale, non-finita, che gioca col concetto di creazione e con l’esistenza effimera di un canone stabilito di linguaggi digitali. Alla Biennale le sue opere fungono da base di partenza per un ponte ideale che collegherà artisti di diverse generazioni.