Avvia la sua ricerca in un clima post-moderno con una riflessione Neo-pop sugli oggetti. Tra gli anni ’70 e ’80 lavora sulla ripetizione e sulla manipolazione delle proporzioni, realizzando minuziose riproduzioni, nella maggior parte dei casi ingrandite, di articoli comuni o animali colorati con vivaci tinte monocrome e presentati in differenti combinazioni formali. Iconiche e perturbanti – ne è esempio l’Elefantessa esposta al Padiglione Centrale –, le sculture di Katharina Fritsch si impongono all’attenzione degli spettatori non soltanto per le dimensioni abnormi dei soggetti e i colori dalle tonalità accese e squillanti, ma soprattutto per il cortocircuito che innescano a livello di percezione sensoriale-intellettiva-mnemonica. Alla 59. Biennale di Venezia riceve il Leone d’Oro alla carriera 2022 con le seguenti motivazioni della curatrice Cecilia Alemani:«La prima volta in cui ho visto un’opera di Katharina Fritsch di persona è stato proprio alla Biennale di Venezia, nell’edizione del 1999, curata da Harald Szeemann, la prima Biennale che ho visitato. L’imponente opera che occupava il salone principale del Padiglione Centrale si intitolava Rattenkönig, il re dei topi, una scultura inquietante in cui un gruppo di topi giganteschi è disposto in cerchio, le code annodate, come in uno strano rituale magico. Da quel momento in poi, a ogni incontro con una scultura di Fritsch, ho provato lo stesso senso di stupore e di attrazione vertiginosa. Il contributo di Fritsch nel campo dell’arte contemporanea e, in particolare, in quello della scultura non ha paragoni. Il suo lavoro si distingue per opere figurative al contempo iperrealistiche e fantastiche: copie di oggetti, animali e persone rese nei più minuscoli dettagli ma trasformate in apparizioni perturbanti. Spesso Fritsch modifica le dimensioni e la scala dei suoi soggetti, miniaturizzandoli o ingigantendoli e avvolgendoli in campiture di colori stranianti: è come trovarsi al cospetto di monumenti di civiltà aliene, o di fronte a reperti esposti in uno strano museo postumano».