Marx Ernst la definì “la Furia italiana di Parigi”, Jean Cocteau disse che i suoi dipinti erano l’espressione di un «soprannaturale che era per lei reale». Leonor Fini, raffinata, eclettica, glamour, cosmopolita pittrice autodidatta, nonché scrittrice e scenografa, trasferitasi a Parigi negli anni ’30 entra in contatto con il gruppo dei surrealisti sperimentandone tecniche e alcune tematiche, proponendo l’accostamento fortuito di materiali e immagini disseminate di oggetti dall’enigmatica simbologia psicanalitica. Le sue esperienze esistenziali si trasformano nei dipinti della maturità in correlativi visivi, dove ritroviamo gli adorati gatti, le sfingi e le figure degli amanti, o ancora ritratti di donne dalla conturbante bellezza in atmosfere tenebrose.