Introdotto dalla BBC come “l’uomo che progetta il nostro futuro”, Liam Young è uno dei fondatori del think tank Urban Futures Tomorrows Thoughts Today e dello studio di ricerca nomade Unknown Fields, progetto il cui fondamento è quello di non intendere il ruolo dell’architetto come quello di un mero progettista di edifici, considerandolo viceversa insieme come uno stratega, un pianificatore, un attivista, un regista e un curatore. Le nuove tecnologie, come droni e laser scanner, diventano nelle visualizzazioni e nelle architetture speculative di Young esse stesse oggetto della narrazione, capaci di restituire nuovi tipi di storie connesse alle problematiche urbane e alle implicazioni sullo spazio che queste nuove soluzioni tecnologiche producono sui temi dell’oggi e del domani. È forte, in Young, la ricerca sull’Accelerazionismo. Non tanto, però, nel progetto di pacificate “smart cities” in cui la tecnica diventa la salvezza del quotidiano. Quanto, piuttosto, nella lettura del reale attraverso i “paesaggi delle macchine”, luoghi di straordinaria complessità in cui l’uomo deve essere in grado di negoziare il suo spazio.