Edith von Haynau o la “geniale viennese”, come la definirà Marinetti, diviene nota nella cerchia dei futuristi con lo pseudonimo di Rosa Rosà. Dopo il matrimonio con lo scrittore Ulrico Arnaldi, Rosà si unisce al gruppo fiorentino che gravita attorno all’«Italia futurista» e con i suoi molteplici interessi si avvicina all’obiettivo futurista di rinnovare tutti gli aspetti dell’arte e della vita: scrive un romanzo e varie novelle, realizza una tavola con parole in libertà, crea dipinti, pastelli, acquerelli, ritratti, illustrazioni e oggetti in ceramica, oltre ad essere attiva nell’allora nascente femminismo. Nel suo romanzo Una donna con tre anime (1918) unisce abilmente princìpi futuristi e temi occulti attraverso la ricerca fantastica di una nuova identità femminile.