Artista americana di origine iraniana, Hovsepian porta in primo piano la matericità e la fisicità della fotografia lavorando con fotocamere a pellicola e carta fotosensibile, utilizzando il proprio corpo insieme a vari oggetti per produrre immagini cerebrali e sensuali secondo la tecnica dell’assemblage a parete. Conturbante e sottile, il suo lavoro riflette una profonda conoscenza della storia e della teoria della fotografia, medium che l’artista al contempo decostruisce, mettendolo continuamente in discussione. L’indagine sulla vulnerabilità e sul confine sottile tra permanenza e precarietà è al centro del suo approccio, influenzato in anni recenti da letture sulle teorie femministe, in particolare dai saggi della critica letteraria francese Hélène Cixous sulla relazione intrinseca tra corpo e linguaggio.