Lo studio approfondito e la critica della manipolazione e del controllo del corpo umano da parte del capitalismo e del patriarcato sono le istanze principali indagate dall’artista danese, che definisce il proprio lavoro un “tentativo di hackerare il corpo pornografico virtuale”. La commercializzazione della Realtà Virtuale, la colonizzazione dello spazio digitale, la mercificazione del corpo virtuale, la relazione tra l’avatar, il corpo 3D e l’utente: attraverso opere spesso immersive Meineche Hansen getta una nuova luce sul “lavoro immateriale”, servendosi della storia femminista, della filosofia e della teoria queer per aprire una riflessione critica sulla relazione tra sesso, tecnologia e lavoro riproduttivo.