Già presente alla Biennale di Venezia del 1978, Bianca Pucciarelli Menna è protagonista di un percorso artistico influenzato dal pensiero e dalla prassi femminista, a partire dal nome d’arte al maschile, Tomaso Binga, adottato come una forma di protesta di fronte ai privilegi del genere maschile rispetto a quello femminile. Dal 1970 si occupa di scrittura verbo-visiva e di poesia sonora, visiva e performativa. La sua pratica dell’arte come scrittura, ma anche l’arte pittorica, le performance e la sua ricerca sul linguaggio indagano il ruolo della donna nella quotidianità e il suo rapporto con l’altro sesso.