Con il suo telaio da pavimento finlandese Varpapuu Zhenya Machneva tesse i suoi arazzi con cotone colorato, lino e filati sintetici creando rendering dettagliati di macchinari da lei fotografati in vecchie fabbriche o in porti industriali abbandonati intorno a San Pietroburgo. Liberate dal loro primo scopo e sfacciatamente antropomorfizzate, le macchine tessute da Machneva divengono testimonianze fantasiose, sfocate e toccanti della scomparsa del potente settore manifatturiero russo dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Per Machneva la pratica artigianale dell’arazzo e le sue immagini di fabbriche sono una forma di resistenza alla produzione di massa e alla velocità del nostro tempo. Paesaggi immaginari di un futuro passato.