Si chiude con l’opera di Umberto Boccioni “Nonna” il progetto Donne di Quadri, voluto da Fondazione di Venezia e M9 per raccontare anche attraverso l’arte pittorica il Novecento, allargando, così, i registri della narrazione proposta nella mostra permanente del Museo.
Per l’essere umano non c’è mondo senza definizione: ogni oggetto, movimento, momento diventa una formula tanto tediosa e totalizzante quanto necessaria e dissimulata, a cui nemmeno la Storia può fuggire. Così il Novecento, ad esempio, viene chiamato il “Secolo breve”, ma viene anche ribattezzato come il “Secolo delle donne”, a cui forse si potrebbe aggiungere una terza espressione ancor più significativa il “Secolo degli occhi”. Proprio il legame di tali definizioni colora Intrecci nel ‘900. Donne di Quadri, iniziativa di M9 e Fondazione di Venezia, in collaborazione con Fondazione Marisa Bellisario e Confindustria Veneto Est, concepita all’interno di un progetto triennale che coinvolge i linguaggi dell’arte, della fotografia e dell’arte vetraria.
L’intreccio con il racconto espositivo permanente di M9 – Museo del ‘900 mira a esplorare e riflettere la complessità storico sociale del periodo rappresentato, ponendo come prioritario lo sguardo delle e sulle donne. Figure emblematiche intrappolate tra le cornici dei dipinti di grandi Maestri italiani del secolo, provenienti dalla splendida collezione della Fondazione di Venezia ed esposti in particolari sezioni tematiche.
In tal modo si riesce, dichiara Giovanni dell’Olivo, Direttore Generale della Fondazione di Venezia, «ad ampliare la rappresentazione dei linguaggi del ‘900, aggiungendo l’arte pittorica alla tessitura della narrazione proposta nelle diverse sezioni del Museo».
Da aprile a novembre, ogni mese un quadro con soggetto femminile ha accompagnato l’occhio del visitatore nelle luci e ombre, innocenze e crudeltà del Novecento, in un percorso che dalla Bambina di Felice Casorati e a seguire La dosa di Alessandro Milesi, La Baruffa di Astolfo de Maria, la Bagnante di Alessandro Pomi, Testa ipnotica di Alberto Martina, Tre Ragazze di Marco Novati e la ragazza sognante in Foglie cadenti di Cesare Laurenti, arriva ora a conclusione con la Nonna di Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 1882 – Verona, 1916). Pittore di spicco dell’imminente movimento futurista, Boccioni restituisce con tratti divisionisti un momento di malinconia riflessiva e di sincerità solenne, in cui viene meno la frenesia del tempo giovane e insidioso e si contempla la consapevolezza innocente di uno sguardo perso. Il ritratto su pastello su carta è del 1905-06, anni in cui l’artista dimostra una tale sensibilità, una singolarità e libertà dal gusto avanguardista che lo portano a sedersi non più tra gli “amatori e cultori d’arte” dell’Esposizione annuale del 1904 ma, l’anno successivo, tra i “rifiutati” della mostra del Teatro Nazionale di Roma. L’opera fu esposta per la prima volta alla personale organizzata da Nino Barbantini a Ca’ Pesaro nel 1910, anno di fervore per i futuristi.
Al fianco di queste otto opere al femminile, altrettante donne protagoniste del nostro tempo, tutte insignite del Premio Marisa Bellisario, la Mela d’Oro, simbolo femminile per eccellenza, assegnato annualmente a donne che non si arrendono, che lottano per le loro idee e progetti, che rappresentano un’opportunità di sviluppo per il Paese e di crescita culturale per la società: Marisa Bellisario stessa; Micol Fontana (1994); Margherita Hack (1989); Miriam Makeba (1990); Francesca Morvillo (1993); Franca Valeri (2013); Lina Wertmuller (2004); Tullia Zevi (1994).