Attesissima, Carolyn Carlson è protagonista al Teatro del Parco di Mestre con uno dei suoi iconici Poetry Event e, il giorno seguente, con una Masterclass di approfondimento.
11 ottobre 1983. A Venezia tempo da lupi. Pioggia e un forte vento che rendeva impossibile non bagnarsi nonostante un presto inutilizzabile ombrello. Mi salta un appuntamento per cena e mi dirigo verso casa. Di fronte alla Fenice vedo una locandina giallastra un poco triste – allora erano rigorosamente così – con un titolo non invitante: Solo. Ma il nome dell’interprete coreografa mi era noto, a Venezia aveva preso in mano, sull’esempio dell’Opéra di Parigi, un Gruppo di Ricerca Teatrale, che l’anno prima aveva presentato due nuove coreografie Undici Onde e Underwood. Pioveva, forse tra un poco avrebbe smesso, così nonostante le 10.000 lire per un posto in palco (il mio introito giornaliero da impiegato) entrai per vedere Carolyn Carlson. Fu una rivelazione. Mi innamorai della danza e quell’amore non l’ho più perso. Una scena disadorna, un unico tronco d’albero a lato, le luci, musiche molto belle, più tardi diventò famosa l Saw You di René Aubry. Personaggi femminili, ogni donna un vestito e i movimenti per lei pensati, talvolta compassati, talvolta frizzanti e pieni di desiderio, talvolta, spesso, timidi ed impacciati con continue esitazioni. Mi venne in mente Dante con le virtù teologali del Purgatorio «Tre donne in giro da la destra rota/venian danzando». Cito Dante anche per la sua pièce del 1993, Commedia. Quella coreografia alla Fenice in seguito cambiò nome e con la rappresentazione a Parigi all’Hotel de la Ville nel 1984 divenne celebre come Blue Lady. Considero Carolyn Carlson l’ultima erede della Modern Dance. Dal suo maestro Alwin Nikolais, a sua volta della scuola di Hanya Holm, ha appreso, oggi nozione banale, ma non allora, a integrare il corpo con lo spazio, i movimenti che partono dalle estremità e non necessariamente dal centro, ad esplorare lo spazio senza nessuna tecnica prestabilita. Lunga la lista delle sue coreografie, quanto lunga è la serie delle sue attività didattiche. Quest’anno insegna al Teatro Biondo di Palermo con una resa il 12 ottobre, Motion, Time, Space.
Numerosi gli episodi che può raccontare: a Udine in una Teaching Session alla Nico Pepe Civica Accademia d’Arte Drammatica ha scelto di rappresentare una commedia dell’arte, ma senza parole perché «in un’epoca in cui siamo invasi dai media, penso sia importante interrogarsi sul silenzio». Il suo ruolo oggi la vede come una messaggera della danza: «la mia missione è trasmettere conoscenze ai giovani, il Buddismo mi ha insegnato a tacitare l’Ego», così anche quest’anno, su invito di Wayne McGregor è tornata a Venezia per una Masterclass.
Tornata, perchè a Venezia è stata presenza assidua, la ricordo nel ‘99 con il difficile tentativo di rivitalizzare il Teatro Verde all’Isola di San Giorgio, poi Direttrice del Settore Danza della Biennale nel triennio 1999-2002 (suoi J. Beuys Song e Writing on Water), Leone d’Oro nel 2006 e nel 2017 con il trittico di soli femminili Short Stories. Chiedo venia per eventuali amnesie. Carolyn non ama per i suoi lavori la definizione di coreografia, preferisce quella di “poésie visuelle”. Non a caso. Pochi sanno infatti della sua intensa attività poetica e di appassionata calligrafa. Ne sono nati una decina di libretti meravigliosi. Ho in mano Le soi et le rien edito in Francia nel 2001. Incantevoli ed espressivi tratti di pennello, tecnica shodo, veri movimenti di danza, accompagnati da Koan vicini alla tradizione Zen. Ogni poesia ha un significato profondo, qualcosa che va meditato. Prendiamo l’elemento acqua, che Carolyn, da buona finlandese, ha sempre amato e riconosciuto come proprio elemento: «Oceans pull apart their song/boats run away/return to silence». Ma senza il segno, che rende il movimento danzato e la musica, le parole sole sono orfane. Questa completezza di espressioni ci possiamo aspettare al Teatro del Parco il 22 novembre: un unico compatto Poetry Event dove danza, improvvisazioni, poesie, musica dal vivo, luci e suoni ci faranno entrare, se saremo buoni ascoltatori, nel mondo magico di Carolyn Carlson. L’indomani per gli instancabili e i ricercatori di senso una Masterclass. Cinque ore di vita con Lei.