Arturo Cirillo nasce con la danza, e la leggerezza dei movimenti si nota. A scuola di Carlo Cecchi per quasi dieci anni come attore, poi regista teatrale. Da tempo attore e regista per opere di Molière (Le intellettuali, L’avaro, La scuola delle mogli) ma anche di Feydeau e Pirandello. Nello spettacolo in scena al Teatro Goldoni riprende una dimensione gioiosa ma senza lazzi o chiassi, anzi, i personaggi entrano in scena silenziosamente dalla platea, anticipo di un Don Giovanni più avvezzo all’ombra che alla luce; infatti morirà quasi tranquillamente, seduto su una sedia, senza fuochi né tuoni.
Una scenografia palladiana, con una grande scala marmorea e colori di fiori e frutta ovunque, rendono la pièce ancor più originale e piacevole. Come in altre regie di Cirillo tutto è presente e visibile, la finzione teatrale è esposta e il travestimento in fondo è sempre una alternanza fra il falso e il vero, «questa è anche la storia di chi non vuole o non può fare a meno di giocare, recitare, sedurre senza fine, ogni volta dal principio, fino a morirne».