È stata la mano di Dio

Concluso il restauro della Crocefissione di Tintoretto
di Franca Lugato

Agnese Chiari Moretto Wiel, che ha seguito i lavori del restauro come direttore storico artistico per conto della Scuola Grande di San Rocco, ha condiviso con noi le prime impressioni sull’importante intervento conservativo durato due anni.

Come narrano i Vangeli, Tintoretto dipinse un cielo plumbeo come se la scena avesse luogo nel cuore della notte. La luce presente è quella divina emanata da Cristo crocifisso

È giunto a conclusione dopo due anni il restauro della Crocifissione di Jacopo Tintoretto nella Sala dell’Albergo della Scuola Grande di San Rocco. Pochi giorni prima dell’inizio della Settimana Santa, il 12 aprile, alla presenza del Vescovo e delle Autorità cittadine, il grande dipinto sarà svelato al pubblico e si potranno ammirare i risultati di questa impegnativa impresa. Sessantacinque metri quadrati di superficie pittorica trattati dalle sapienti mani della ditta di restauro C.B.C. (Conservazione Beni Culturali) grazie all’importante finanziamento di Save Venice con il generoso sostegno di Arnold M. Bernstein.

Crocifissione (dettaglio), Lanciatori di dadi prima e dopo il restauro © Matteo De Fina

Abbiamo potuto incontrare in anteprima Agnese Chiari Moretto Wiel, che ha seguito i lavori come direttore storico artistico per conto della Scuola Grande di San Rocco, per commentare a caldo le prime impressioni sull’importante intervento conservativo. Impressioni che diventeranno una vera e propria relazione nell’ambito del convegno di studi in programma il 15 e 16 maggio presso l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, in cui verranno presentati alla comunità scientifica i risultati del restauro.

Crocifissione, restauratrici CBC © Matteo De Fina

L’opera

La Crocifissione di San Rocco è la tela più vasta che Tintoretto ha dipinto per la Scuola Grande. Si impone alla vista di chi la guarda occupando l’intera parete di fondo della piccola ma preziosissima Sala dell’Albergo, dove in passato, si riuniva la Banca, l’organo di governo dell’istituzione. Fu eseguita, come ricorda l’iscrizione riportata in un cartello in basso a sinistra, nel 1565, al tempo in cui era Guardian Grande della Scuola Girolamo Rota e venne pagata al Tintoretto l’anno successivo. La tematica della Crocifissione ricorre con frequenza nella produzione sacra del pittore, anche se mai in precedenza aveva affrontato questo tema nella dimensione così vasta e dilatata orizzontalmente. Al centro della scena è collocato il Cristo crocifisso, quasi sbalzato in avanti, a ridosso del gruppo accasciato delle Marie. Questa soluzione compositiva permette alla figura di imporsi allo spettatore con una maggiore evidenza scenica. Diviene il punto focale dell’intero dipinto, fulcro di un’immensa ruota in movimento. L’articolazione dinamica della composizione si dilata nel moltiplicarsi degli episodi presenti nel grande dipinto, che si frammentano dai primi piani verso il fondo per ritornare in primo piano, come un’onda in movimento. La luce assume la funzione di coordinatrice degli effetti scenici e pittorici della composizione.
Tra le invenzioni più magistrali del pittore è la vasta superficie di un giallo luminoso che crea una zona di vuoto, su cui si erge la croce, nella quale il corpo livido di Cristo si isola in tutto il suo dolore. Nei numerosi episodi si dispiega l’abilità dell’artista, dalle robuste masse plastiche delle figure in primo piano, fortemente chiaroscurate e fissate nei loro gesti da un’energica linea di contorno, alle annotazioni più rapide delle comparse luminose che si perdono filiformi nello spazio. È uno dei momenti più alti del poema religioso che Tintoretto continuerà a dispiegare nel soffitto e nelle pareti della Scuola.

Crocifissione, panoramica cantiere © Matteo De Fina

Il restauro

Realizzato a olio su tela, il grande dipinto ha una superficie ampia di 65 metri quadrati, con un’altezza di oltre 5 metri e una larghezza di 12. Non sappiamo ancora dove il dipinto sia stato eseguito, visto il grande formato. L’opera venne inchiodata su una superficie di assi di legno. In passato il dipinto venne restaurato nel lontano 1673 da Angelo Vidali che provvide alla rifoderatura. Nell’Ottocento l’opera risultava in cattive condizioni conservative. Nel 1916, durante la guerra, per sicurezza viene rullata e portata a Firenze; verrà ricollocata sei anni più tardi dopo una rifoderatura. Ancora rullata e conservata in una cassa alle Gallerie dell’Accademia negli anni Quaranta del Novecento, sarà oggetto di un importante intervento di restauro nel 1972 da parte di Antonio Lazzarini, sotto la direzione di Francesco Valcanover. La tela viene provvista di un telaio così da non dover essere inchiodata sul tavolato. Per non far subire altri traumi al dipinto l’attuale restauro è stato condotto in loco. Montato il cantiere nel 2023, sono iniziate le analisi non invasive, inclusa la campagna fotografica UV e a infrarossi, per identificare i problemi e le aree danneggiate. Questa nuova diagnostica ha rivelato il disegno sottostante, alcuni pentimenti, ma soprattutto ha permesso di individuare nettamente la “quadrettatura”, cioè quella griglia utilissima agli artisti nel passaggio dal piccolo al grande formato. Sono stati rianalizzati dal Laboratorio di Restauro della Misericordia i campioni che erano stati prelevati negli anni Settanta. Si è iniziata poi la pulitura – l’operazione più delicata perché irreversibile ed eseguita inevitabilmente con solventi, seppur blandi – condotta sull’intera superficie del dipinto rullando delicatamente batuffoli di ovatta imbevuti di miscela solvente. Il lavoro è stato realizzato da sei restauratori per procedere speditamente e confermare il crono programma stabilito, cioè due anni di lavoro. Rimosse le ridipinture e le patine si è intervenuti con la restituzione estetica, cioè il ritocco delle cadute e delle abrasioni di colore. I punti critici si sono rivelati nella fascia centrale e in quelle laterali. È stata ottenuta una buona lettura estetica recuperando cromie e rapporti tonali corretti, restituendo una straordinaria profondità alla composizione. L’intervento si è concluso con la verniciatura protettiva finale dell’intera superficie, ridando splendore e meraviglia a uno dei massimi capolavori della pittura veneta del Cinquecento.

Immagine in evidenza: Crocifissione (dettaglio), restauratrice Lucia Tito CBC © Matteo De Fina

Presentazione dell'opera resaturata

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