Guggenheim inclusivo

Vedere e toccare: impatto a "doppio senso"
di Luisa Turchi

La Collezione Guggenheim nel segno dell’inclusività con Doppio senso, un progetto che con i percorsi tattili fa uscire l’opera dalla tela.

Riprendono, dopo la pausa dovuta alla pandemia, i percorsi tattili alla scoperta delle opere della Collezione Peggy Guggenheim: visite guidate e laboratori destinati ad adulti e bambini non vedenti o ipovedenti pensati per rendere più accessibile il patrimonio artistico. Un progetto sperimentale ideato da Valeria Bottalico a partire dal 2015 che, come sottolinea la direttrice del museo Karole P. B. Vail, «si inserisce a pieno titolo nella missione culturale di promozione e diffusione dell’arte, non disgiunta dalla dimensione sociale di un museo concepito come comunità inclusiva».
Doppio senso è il nome di questo progetto, nell’accezione di due sensi, vista – purtroppo non scontata per tutti – e tatto, senso per fortuna assai più comune, ma di norma interdetto nei musei per la necessaria tutela e buona conservazione delle opere. I visitatori avranno tra le mani un particolare catalogo che presenta una selezione di riproduzioni tattili di opere della Collezione e relative schede tecnico-descrittive, sia in italiano che in inglese, redatte anche in Braille per i ciechi.
«Lo scopo – spiega Elena Minarelli, responsabile del Dipartimento Educazione – è quello di poter avere la percezione sensoriale anche di un dipinto che, seppur bidimensionale, rinasce nella tridimensionalità di un’immagine duplicata, senza essere copia, composta da parti in rilievo, ora lisce ora più ruvide, rese in termoform e resina con matrice realizzata a mano presso il Centro del Materiale didattico della Fondazione Istituto ciechi di Milano».
Alcune riproduzioni erano già state collocate nelle sale della casa-museo di Peggy a fianco delle opere originali, tuttavia non sempre ciò era stato possibile per questioni di spazio, da qui l’idea del catalogo portatile pensato per essere fruito autonomamente, seppur limitatamente. Permane il problema della riproducibilità tecnica e di come rendere al meglio gli originali, che inevitabilmente non possono neppure lontanamente essere paragonabili, se non nei loro ipotetici “involucri esterni”. Occorre tuttavia considerare l’intero processo come una delle poche opportunità nella diversità di concorrere al medesimo fine ovvero carpire il significato delle opere degli artisti attraverso parole e tatto, per chi non ha occhi per vedere ma dita per leggere. Sfregando le sfere di luce come sonagli, si riesce davvero a udire La voce dell’aria di Magritte (1931) o ad immaginare La nostalgia del poeta di Giorgio De Chirico (1914), attraverso la silenziosa e fredda malinconia del suo profilo d’uomo, indovinando il passato di un manichino di schiena? Si può forse ascoltare il brusio nascosto e l’energia dei corpi degli Uomini in città (1919) di Fernand Léger, che emergono tra muri?
Doppio senso fa uscire l’opera dalla tela, privilegiando “gruppi” o parti di soggetti/oggetti o rendendo il cambio di colori e materiali attraverso asperità o levigatezze. Il percorso tattile consiste nella scoperta di opere significative della Collezione, in particolare i dipinti di Giuseppe Capogrossi, De Chirico, Wassily Kandinsky, René Magritte, Fernand Léger e le sculture di Max Ernst e Alberto Giacometti, esplorate in originale, in seguito alla valutazione sullo stato di conservazione delle opere e della loro leggibilità al tatto. L’istinto del “toccare” trova qui massima soddisfazione. Sensuale e primitivo al tempo stesso, a questo proposito, il laboratorio con l’artista non vedente Felice Tagliaferri, che guida i visitatori a perdersi in un intreccio di mani per vivere La donna che cammina di Alberto Giacometti (1936), accarezzandone da capo a piedi le spalle e il busto, i seni, le gambe flessuose colte nell’atto di avanzare lentamente.
Doppio senso è stato finanziato da Florim, prima industria ceramica in Italia ad essere Società Benefit e unica al mondo Certificata B Corp, che attraverso il marchio CEDIT – Ceramiche d’Italia ha realizzato Hotel Chimera, un’opera d’arte in ceramica composta da 80 pezzi unici, disegnati dalla designer e artista Elena Salmistraro, il cui ricavato dalla vendita è andato interamente a sostegno del percorso tattile. Gli appuntamenti in programma sono il 22 ottobre (per adulti), il 12 e 13 novembre (per adulti, bambini e bambine) e il 3 dicembre (per adulti), la partecipazione è gratuita con prenotazione necessaria. I visitatori non vedenti o ipovedenti possono, su richiesta, prenotare una visita tattile guidata da una formatrice nell’ambito dell’accessibilità museale.

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