Ca’ Rezzonico riapre le proprie porte dopo gli importanti interventi di restauro che hanno coinvolto ampie parti dello storico edificio, danneggiato dall’eccezionale acqua alta del 2019.
Luci e ombre. Il Settecento, secolo di grandi contraddizioni a Venezia, ha lasciato in città una traccia indelebile, splendente, tanto da diventarne, proprio per la sua incredibile testimonianza, il manifesto dell’epoca: Ca’ Rezzonico, il Museo del Settecento Veneziano. La famiglia Bon, esponente dell’antica nobiltà veneziana, affida l’esecuzione del palazzo all’architetto più celebre del periodo, Baldassarre Longhena, cui si deve anche la realizzazione di Ca’ Pesaro e della Basilica della Salute. Il monumentale progetto si dimostra tuttavia troppo ambizioso per le fortune dei Bon e il palazzo risulta non ancora terminato alla morte dell’architetto nel 1682; poco dopo, vista l’incapacità della famiglia di sopportare le ingenti spese del cantiere, i lavori vengono bloccati e la fabbrica rimane incompleta.
Luci e ombre. Nel 1750 Giambattista Rezzonico – la cui famiglia nel 1687 aveva acquistato la nobiltà attraverso esborso di denaro – compra l’edificio e ne affida i lavori di completamento a Giorgio Massari, all’epoca l’architetto di grido. Sarà questa famiglia a dare il nome al palazzo, i cui lavori vengono portati a termine in soli sei anni: in tempo per festeggiare l’inarrestabile ascesa sociale del casato culminata nel 1758, quando Carlo, figlio di Giambattista è eletto pontefice con il nome di Clemente XIII. La parabola dei Rezzonico è tuttavia assai breve e si consuma già con la generazione successiva. Senza eredi maschi, la famiglia si estingue nel 1810 con la morte di Abbondio e nell’Ottocento il palazzo cambia proprietà più volte, progressivamente spogliato di tutti i suoi arredi. Ridotto a un contenitore vuoto, il palazzo viene acquistato dalla città di Venezia nel 1935: uno straordinario museo d’ambiente che nelle sue sale, oltre a presentare opere di una delle stagioni più felici dell’arte europea, conserva il fasto e lo splendore di una dimora del Settecento veneziano.
Luci e ombre. Baldassarre Longhena sperimenta nella monumentale facciata di Ca’ Rezzonico nuove soluzioni architettoniche, abbandonando il tradizionale schema del palazzo veneziano che prevedeva, per la facciata, una struttura tripartita con un’infilata di finestre nella parte centrale e due ali ai lati, per riprodurre su tutta la superficie un unico modulo architettonico, in questo caso dedotto da quello delle Procuratie Nuove di Piazza San Marco, ma riletto in chiave barocca, con un accentuato rilievo dei vari elementi a creare un contrastato gioco di luce e ombra. Le novità interessano anche la planimetria dell’edificio: il tradizionale portico chiuso che negli antichi palazzi veneziani attraversava in senso longitudinale l’edificio, dalla porta d’acqua a quella di terra, è qui interrotto da un cortile interno, una tipologia propria del palazzo di terraferma, che non veniva applicata a Venezia. La soluzione, pur nella sua semplicità, risulta efficace. Al posto di uno spazio buio, privo di alcuna valenza architettonica e scenografica, si crea una successione di zone di luce e ombra che dilata ulteriormente lo spazio e guida lo sguardo del visitatore verso lo stemma di famiglia, posto in piena luce sopra la fontana.
Luci e ombre. L’eccezionale acqua alta del novembre 2019 ha fortemente compromesso il piano terra di Ca’ Rezzonico, costringendo alla chiusura del Museo e al successivo necessario intervento di restauro. Tuttavia l’ora buia di Ca’ Rezzonico si è sapientemente trasformata in nuova sfolgorante luce che ha permesso di riscrivere un nuovo capitolo della storia del palazzo: Ca’ Rezzonico riapre le porte dopo importanti interventi di restauro che hanno coinvolto ampie parti dello storico edificio. Significativo il rinnovamento dell’illuminotecnica al primo e terzo piano, dove nelle sale espositive sono stati definitivamente sostituiti tutti i corpi illuminanti alogeni con nuove luci a led, migliorando così anche la fruizione delle opere esposte, secondo nuovi parametri di risparmio energetico nel rispetto della magica atmosfera di museo d’ambiente. Con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’accoglienza, dei servizi offerti e garantire una maggior fruibilità del museo si è intervenuto al piano terra, progettando, secondo elevati standard qualitativi, nuovi spazi destinati alla didattica, con la contemporanea riqualificazione dei bagni, della biglietteria e del bookshop. Si è provveduto inoltre a risistemare alcune zone del giardino, con i suoi giochi inclusivi. Vera chicca, la nuova caffetteria accessibile direttamente dal ponte in legno sul Canal Grande che offre un nuovo luogo magico. I lavori al piano terreno del museo sono stati realizzati grazie all’importante donazione di 450mila euro da parte di Coop Italia, erogata attraverso il sistema dell’ArtBonus.
Per quanto riguarda il percorso di visita, la riapertura è un’occasione da non perdere per ammirare “vecchi” – fra tutti il soffitto della Sala da Ballo e il famoso affresco di Giandomenico Tiepolo, il Mondo Novo – e “nuovi” capolavori provenienti dai depositi e da acquisizioni recentemente donate da privati.
«La collezione permanente – afferma Alberto Craievich responsabile della sede museale – si arricchisce di alcune opere custodite per decenni nei depositi, come le sculture di Antonio Corradini e Giovanni Maria Morlaiter e i dipinti raffiguranti Battaglie di Francesco Guardi. Ma non solo: è infatti possibile ammirare anche acquisizioni recentemente donate da privati quali il cassettone intarsiato del celebre ebanista lombardo Giuseppe Maggiolini, datato e firmato «Parabiago 1799», dono di Giuseppe Scalabrino in ricordo di Gerolamo Borsani. O ancora un raro bozzetto di Giambattista Piazzetta, raffigurante l’Estasi di san Francesco, preparatorio per la grande tela compiuta nel 1729, per la chiesa vicentina dell’Araceli, giunto a Ca’ Rezzonico con il legato di Maria Francesca Tiepolo dal Museo civico di palazzo Chiericati».
[Intervista integrale sul numero di Venews di luglio-agosto 2023]
Immagine in evidenza: Giandomenico Tiepolo, Il Mondo Novo, Ca’ Rezzonico, Courtesy Fondazione Musei Civici di Venezia, ph: Andrea Avezzù