Il film è diretto e interpretato da Adrien Beau e tratto da La famiglia del Vurdalak di Aleksej K. Tolstoj. Il vecchio Gorcha implora la famiglia prima di partire di a...
Upyr, ovvero Il vampiro, venne scritto da Aleksej Konstantinovic Tolstoj nel 1841, quando aveva solo ventiquattro anni. All’epoca il suo parente poi più famoso, quello di Guerra e Pace per intenderci, aveva tredici anni. Il celebre critico Belinskij, colui che allora dettava legge a teatro e in letteratura, lo lodò per «la ricchezza di effetti… la densità e vivacità di colori. La tensione della fantasia e del sentimento». Siamo nell’epoca storica in cui in tutta Europa si scoprono il romanzo gotico e i racconti fantastici: Edgar Allan Poe scrive Il giocatore di scacchi di Maelzel nel 1836, E.T.A. Hoffman I racconti fantastici alla maniera di Callot nel 1814, Storia straordinaria di Peter Schlemihl di Adelbert von Chamisso viene pubblicato nel 1814. Infine, la gara lanciata da Byron nella villa sul lago di Ginevra, che ‘produsse’ Frankenstein di Mary Shelley e Il vampiro di Polidori, è del 1816. Nemmeno Gogol’ sfuggì alla moda e nel 1835 scrisse il racconto Vij, «una colossale creazione della fantasia popolare», come lo definì l’autore stesso. L’Illuminismo prima e il Positivismo poi ebbero il loro contrappeso nel Romanticismo fino al culmine dell’emozione estrema, dello struggimento, del fascino della paura e della ricerca del sublime.
Il vampiro, una storia di mistero, paura e accadimenti apparentemente indecifrabili, non è il primo racconto che A.K. Tolstoj dedica al tema. Già nel 1839 aveva scritto, in francese, La famiglia del Vurdalak, da cui è tratto The Vourdalak di Adrien Beau, uno dei sette esordi in concorso alla Settimana della Critica.
All’indomani del Congresso di Vienna alcuni aristocratici e diplomatici si fermano nel castello di una ricca principessa e passano il tempo raccontandosi storie. Il marchese d’Urfé, vecchio dongiovanni, narra una sua avventura avvenuta alcuni anni prima, nel 1759. Rifugiatosi nella campagna moldava per lenire le pene di un amore non corrisposto, il marchese viene avvertito dalla famiglia ospitante di un terribile pericolo: nei dintorni si aggira un vampiro e si dice che chiunque venga morso sconterà la maledizione di dover succhiare il sangue dei propri familiari. Facile intuire cosa accadrà di lì a poco al patriarca della casa. Nel frattempo, il nostro eroe si innamora della nipote ed è costretto dai fratelli a ripartire. Un anno dopo torna, ritrova la bella Sdenka, stavolta molto propensa a cedergli la famosa ora d’amore, ma… immancabile il finale con tanto di rocambolesca fuga in un crescendo di orrori. Riguardo al titolo, il termine “vourdalak” nasce probabilmente da una corruzione della parola slava “volkodlak”, ovvero essere che indossa una pelle di lupo, ed è un omaggio a Pushkin che per primo lo utilizzò in un suo poema nel 1836. Ricordiamoci che siamo nella Russia raccontata nella Cronaca degli anni passati, incipit assoluto della letteratura slava del XII secolo, che riferisce nelle sue pagine dell’invasione dei vampiri nella città di Polozk del 1092.
Lo stesso A.K. Tolstoj spiega anche come da “upyr” nasca la parola “vampiro”, storpiata «da monaci ungheresi, che sempre pensavano di volgere tutto alla latina […], ma il loro vero nome è upyr, perché essi sono di pura origine slava». Prepariamoci dunque, leggendo questo delizioso libretto, a provare stupore e terrore, ma anche meraviglia, fascinazione e persino un’inspiegabile simpatia.