Alle Gallerie dell’Accademia, la straordinaria mostra “Tiziano 1508. Agli esordi di una luminosa carriera” svela il talento emergente del Maestro dell’arte rinascimentale.
Il 1508 è oramai un anno conosciuto da tutti coloro che frequentano a vario titolo l’arte veneziana del Rinascimento. È un pilastro cronologico oltre che un anno di svolta! In quella lontana data per tutti si era presentata una favolosa e nuova opportunità: ammirare una pinacoteca a cielo aperto, democraticamente a costo zero, solo alzando lo sguardo in prossimità del Ponte di Rialto, la decorazione delle facciate del Fondaco dei Tedeschi. Quell’emporio delle genti germaniche, luogo di soggiorno e di commercio, punto di forza dell’economia dello Stato veneziano, distrutto da un rovinoso incendio abbattutosi nella notte tra il 27 e il 28 gennaio del 1505, diviene a tre anni di distanza il simbolo della Venezia Urbs Picta. Come tutti sanno, a Giorgione venne dato forse già dal 1507 l’incarico di dipingere la facciata principale, quella sul Canal Grande, con una sequenza di singole figure distribuite negli intervalli tra le numerose finestre, la cui monumentale bellezza è ancor oggi ravvisabile in un celebre frammento staccato. Era il trionfo della “maniera moderna”, di una emozionale e tonale visione coloristica. Mentre il maturo maestro di Castelfranco concludeva la sua impresa, a un giovanissimo, non ancora ventenne, e promettente pittore che era sceso in Laguna dal Cadore veniva assegnata la decorazione della lunga facciata di terra nell’angusta calle. Tiziano affronta con grande impegno l’impresa arricchendo la partitura architettonica della facciata con finto cornicione a motivi ornamentali e figurali interrotto dall’episodio coloratissimo della Giuditta con la testa di Oloferne, seguendo un preciso programma iconografico imposto dallo Stato e raggiungendo esiti di straordinaria efficacia e bravura.
È da questa congiuntura artistica che parte la mostra Tiziano 1508. Agli esordi di una luminosa carriera, che apre il 9 settembre alle Gallerie dell’Accademia, curata da Roberta Battaglia, Sarah Ferrari e Antonio Mazzotta. L’esposizione è frutto di un’inedita ricerca sulla giovinezza del pittore cadorino, con un alunnato ancora molto dibattuto tra le botteghe dei Bellini e di Giorgione. Il percorso espositivo vede la presenza di ben 17 opere giovanili e autografe e una decina di dipinti, disegni e incisioni di artisti contemporanei come Giorgione, Sebastiano del Piombo, Albrecht Durer e Francesco Vecellio.
Il visitatore viene accompagnato alla comprensione delle fonti di ispirazione, assimilate con grande velocità e personalità dal giovane pittore, in particolare le componenti giorgionesche, dureriane e michelangiolesche del suo fare giovanile. Il Cristo risorto degli Uffizi, la Madonna con Bambino tra Sant’Antonio da Padova e San Rocco del Museo del Prado e il Battesimo di Cristo dei Musei Capitolini sono alcuni importanti prestiti ottenuti per l’esposizione veneziana proposti assieme a opere più familiari come i due dipinti con lo stesso soggetto – l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo – nella splendida e grandiosa versione giovanile databile al 1508 delle Gallerie dell’Accademia e di quella più tarda conservata nella Chiesa della Madonna dell’Orto proveniente dalla vicina Chiesa di San Marziale. Di lì a breve l’ancora giovane Tiziano, ma già precocemente maestro di una bottega veneziana, verrà chiamato per importanti imprese pubbliche che lo lanceranno con incontestabile successo nel palcoscenico europeo, una “luminosa carriera” che possiamo ben seguire grazie alla ricchezza delle fonti. Gli esordi, ancora incerti e poco chiariti dagli studiosi, ci pongono in trepida attesa per questa importante esposizione.