Daniel Spivakov, dopo il successo della mostra Chronorama a Palazzo Grassi e alla Fondazione Helmut Newton di Berlino, in collaborazione con Stallmann Gallery presenta a Crea Cantieri del Contemporaneo È solo un trucco, curata da Pier Paolo Scelsi.
Ho conosciuto Daniel Spivakov tempo fa ad un cocktail al Centro Tedesco di Studi Veneziani e ciò che mi ha colpito in questo giovane artista di origini ucraine è stata la grande simpatia e il carico di ironia. Il suo outfit includeva una felpa che dichiarava senza equivoci il suo essere un artista vero che lavora con i pennelli, infatti erano visibili molti punti di colore e sembrando una creazione super fashion e non un capo da lavoro, ne è nato per scherzo il soprannome di Mr. Balenciaga.
Daniel Spivakov è nato nel 1996 e ha trascorso la sua infanzia in Ucraina, a Kiev. A 15 anni si è trasferito in Oklahoma attraverso un programma di scambio familiare. Parlando solo la sua lingua madre, fu durante questo periodo che l’arte divenne per lui un fondamentale veicolo di comunicazione. La combinazione di educazione post-sovietica e adolescenza nel sud degli Stati Uniti ha favorito una particolare e personalissima visione del mondo. Dopo essersi diplomato alla Central Saint Martins nel 2020, si è trasferito a Berlino per un breve periodo, prima di stabilirsi a Venezia.
Daniel Spivakov, dopo il successo della mostra Chronorama a Palazzo Grassi e alla Fondazione Helmut Newton di Berlino, in collaborazione con Stallmann Gallery presenta a Crea Cantieri del Contemporaneo È solo un trucco, curata da Pier Paolo Scelsi e inserita nell’ambito del progetto Palcoscenici Veneziani.
Il progetto espositivo è suddiviso in due stanze, la prima al piano terra apre ai visitatori un inedito corpo di lavori pittorici concepiti e prodotti durante l’ultimo anno di residenza veneziana dell’artista, che dal 2023 vive stabilmente in Città e ha all’interno di Crea parte del suo studio. Le opere vedono la loro particolarità nella ricerca e nell’utilizzo di materiali assolutamente inusuali, quali strofinacci, garze, tessuti di recupero, di risulta, di scarto e inutilizzati dalle attività artigianali del polo della cantieristica minore veneziana. Al piano superiore si incontra un’opera monumentale raffigurante il volto truccato di un clown. Il titolo della mostra, traendo spunto dal film La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, guarda alla scena finale in cui Jep Gambardella, in un breve e intenso monologo, ragiona attorno alla natura del percorso e ai singoli momenti della vita, focalizzando il suo punto di vista sul significato, sul senso e sul ruolo dell’arte all’interno del percorso umano. Per il protagonista nelle sue ultime parole, tutto è «solo un trucco».
Nelle parole di Daniel Spivakov «la tragedia diventa commedia e la commedia diventa tragica. Le cose trascurate che hai lasciato diventano fondali e palchi per nuove possibilità di arrivare. Così uno straccio diventa un paesaggio, una blasfemia diventa una profezia e un clown diventa una radiografia del tuo cuore ardente. Questa è la natura trasformativa dell’arte. Questo è il trucco».