La mostra, curata da Stefano Cecchetto ed Elisabetta Barisoni, ripercorre l’intero percorso creativo dell’artista veneziano attraverso oltre cinquanta opere provenienti da collezioni private, tra cui quella di Daniele Tiozzo. Il percorso segue un ordine cronologico, dai primi lavori figurativi sugli scorci architettonici di Venezia, esposti nelle collettive dell’Opera Bevilacqua La Masa negli anni ’50, fino alle sperimentazioni delle Prospettive curve e delle Nuove strutture dei primi anni ’60. Il contesto culturale del secondo dopoguerra, in cui Schultz operò a Venezia e Mestre, viene esplorato anche attraverso il suo legame con Tancredi e la loro condivisione di uno studio a Palazzo Carminati. Schultz fu un artista poliedrico: pittore, illustratore, grafico e scenografo, collaborò con Tinto Brass per il film Chi lavora è perduto (1963) e frequentò il mondo del fumetto, stringendo amicizia con Hugo Pratt. La mostra documenta anche la sua fase concettuale, dedicata alla riflessione su tempo e memoria, con le serie Calendari, Lettere anonime, Progetti leonardeschi e Toponomastiche.
