Il laboratorio delle città

L’architettura sensibile di Carlo Ratti
di Paolo Lucchetta
carlo ratti

Un percorso di conoscenza in dodici tracce per iniziare a entrare nel mondo di Carlo Ratti e di Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva, titolo e tema della sua prossima Biennale.

Per cogliere il senso di una Biennale Architettura, la diciannovesima, è necessario, come sempre, cercare di esplorare il percorso che ha portato il curatore nominato a interpretare questo ruolo così ambito e prestigioso nel panorama internazionale, attraverso le sue parole e le sue pubblicazioni ricercare le motivazioni che ispirano il suo lavoro, per coglierne, se possibile, intenzioni e sfumature. E il percorso di Carlo Ratti in questi ultimi quindici anni è senz’altro indicativo di una lunga e perseverante ricerca sulle possibilità di una disciplina in trasformazione rispetto a questioni epocali e drammatiche come quelle legate all’interazione con l’ambiente. Di seguito un percorso di conoscenza in dodici tracce per iniziare a entrare nel mondo di Carlo Ratti e di Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva, titolo e tema della sua prossima Biennale.

Ci sono tanti approcci all’architettura. Quello che prediligo è la visione di Leon Battista Alberti e il suo mettere al centro la persona, il suo partire dall’esperienza e attorno a essa costruire lo spazio. (Carlo Ratti)

1. UN’ARCHITETTURA CHE PERCEPISCE E RISPONDE

Si inizia a conoscere il pensiero di Carlo Ratti attraverso un celebre TED Talk del 2011, nel quale l’architetto introduce l’idea di «un’architettura che percepisce e risponde». Le tecnologie digitali stanno diventando sempre più interconnesse e atomizzate, cambiando di conseguenza l’interazione tra gli esseri umani e l’ambiente costruito. È come se le nostre città, i nostri edifici e gli oggetti stessero iniziando a “risponderci”. Ratti relaziona la sua vision alla celebre frase che Michelangelo Buonarroti disse al suo Mosè: «Perché non parli?».

2. DATI PER DESCRIVERE E DECODIFICARE LE CITTÀ

In quegli stessi anni, Carlo Ratti si occupa dell’ambiente edificato cittadino – dalle reti stradali alle tubature ai sistemi di gestione dei rifiuti – utilizzando nuovi modelli di sensori e di dispositivi elettronici portatili che hanno trasformato il modo in cui possiamo descrivere e decodificare le città. Altri progetti invertono l’equazione: ricorrono ai dati raccolti dai sensori per effettivamente creare ambienti nuovi e stupefacenti. La Copenaghen Wheel sviluppata dal MIT Senseable City Lab, di cui Ratti è direttore, esplora e illustra come una bicicletta qualunque possa trasformarsi in una e-bike connessa e interattiva semplicemente sostituendo il mozzo di una ruota.

3. SMART CITIES DAL VOLTO UMANO

Si potrebbe quindi pensare che il suo lavoro sia stato pionieristico nel campo delle “città intelligenti” o “smart cities”. Tuttavia Ratti contrasta la visione tecnocratica prevalente sulle smart cities, sottolineando piuttosto il “volto umano” delle tecnologie urbane e il loro potenziale nel promuovere un incremento sociale “bottom-up”, ovvero dal basso verso l’alto. «Siamo di fronte a un cambiamento sostanziale: non più l’idea dell’architetto, del designer o dell’ingegnere che procede “dall’alto”, potendosi permettere – come fece Le Corbusier – di imporre una propria, personale visione, quanto piuttosto una visione che può nascere “dal basso” e crescere partendo da tutti noi, insieme». (Carlo Ratti, Smart City, Smart Citizen, Egea, 2013)

4. UNA STRAORDINARIA VOLONTÀ DI PUBBLICAZIONE

Carlo Ratti è autore di più di 500 pubblicazioni, pioniere nell’esplorare l’uso dei dati raccolti tramite telefoni cellulari per comprendere le dinamiche urbane, che ha sviluppato in uno stabile campo di ricerca scientifica. In generale, il MIT Senseable City Lab lavora nella elaborazione di studi che utilizzano la network analysis e la scienza della complessità per meglio comprendere le città.

5. LA RIVOLUZIONE DELL’OPEN SOURCE

La figura dell’architetto-eroe ha segnato gran parte della storia dell’architettura del Novecento. Ma non è sempre stato così: in passato il modo di progettare e costruire case e città è spesso avvenuto con metodi collaborativi, idee sviluppatesi dal basso più che imposte dall’alto. Qualcosa di simile sta accadendo anche oggi, sull’onda del movimento Open Source e dei nuovi modelli di partecipazione in rete. Si tratta potenzialmente di una vera rivoluzione nel campo dell’architettura e del design. (Carlo Ratti, Architettura Open Source, Einaudi, 2014)

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6. CITTÀ COME MOTORE DI INNOVAZIONE

Fin dalla loro comparsa, circa diecimila anni fa, le città sono state un grande motore d’innovazione, ma il loro progresso non è mai stato lineare: a periodi di stasi sono sempre seguiti momenti di grande cambiamento, durante i quali sono stati ridefiniti aspetti chiave della nostra vita quotidiana. Nel suo Atlas of the Senseable City (Yale University Press, 2023) Ratti sostiene che oggi ci troviamo proprio in una di queste fasi, a causa delle grandi trasformazioni tecnologiche in corso nel mondo delle reti. Partendo dalle proprie ricerche presso il Senseable City Lab del MIT, assieme ad altri autori esplora le conseguenze dei paradigmi emergenti – in ambiti come i trasporti, l’energia, i metodi di produzione o la partecipazione civica – guidandoci in un percorso affascinante alla scoperta della metropoli di domani. Una metropoli costruita attraverso momenti importanti di discussione e confronto, perché, come si potrebbe dire prendendo in prestito le parole di Alan Kay, «Il modo migliore per predire il futuro è inventarlo».

7. IL REPORTAGE SULLE CITTÀ DEL MONDO

Nel libro Urbanità. Un viaggio in quattordici città per scoprire l’urbanistica (Einaudi, 2022) Carlo Ratti ci accompagna alla scoperta dei grandi temi dell’urbanistica contemporanea attraverso reportage ricchi di racconti, aneddoti, ritratti: le città del mondo, il mondo delle città. Fin dalla loro nascita, oltre diecimila anni fa, le città hanno contribuito a promuovere l’incontro tra culture e individui diversi, innescando tumultuose dinamiche di innovazione come in una sorta di grande acceleratore umano.

8. ALLA RICERCA DELLA CITTÀ IDEALE CONTEMPORANEA

Tuttavia, la dinamicità del fenomeno urbano non è l’unica lente con la quale leggere gli scorci metropolitani del viaggio che Carlo Ratti ci offre nel libro. Le città descritte sono anche i luoghi della permanenza. Dal racconto delle molteplici realtà di questo lavoro, che si intersecano con i temi dell’urbanistica contemporanea e con i loro protagonisti, emerge il ritratto di una polis ideale: un “universale urbano” che affiora dalla composizione di tanti frammenti. Un po’ come accadeva nell’appartamento utopico dello scrittore francese Georges Perec, quello in cui ciascuna stanza si affacciava su un diverso arrondissement di Parigi. In quel caleidoscopio rovesciato si trova forse la migliore incarnazione della “città ideale” contemporanea.

9. IL TITOLO DELLA BIENNALE 2025: NATURALE. ARTIFICIALE. COLLETTIVA

«Da intelligens deriva il moderno “intelligenza”, ma la scelta del titolo indica anche un’espansione delle associazioni di significato. Tradotta a parte, la sillaba finale, “gens”, significa “gente, persone”: da qui emerge un’immaginaria radice alternativa, che suggerisce un futuro dell’intelligenza più multiplo e inclusivo che sfugga ai limiti eccessivi dell’odierna focalizzazione sull’I.A» (tratto da Statement di Carlo Ratti*).

10. DEDICATA ALL’AMBIENTE COSTRUITO

«La 19. Mostra Internazionale di Architettura sarà dedicata all’ambiente costruito e alle numerose discipline che gli danno forma. L’architettura è al centro di esse, ma non da sola; fa parte di una compagine estesa che deve integrare arte, ingegneria, biologia, scienza dei dati, scienze sociali e politiche, scienze planetarie e altre discipline, collegando ciascuna di esse alla materialità dello spazio urbano».*

11. IL TENTATIVO DI TRACCIARE NUOVE ROTTE

«La Mostra proverà a tracciare nuove rotte per il futuro, suggerendo un ventaglio di soluzioni ai problemi più pressanti del presente. Metterà insieme una raccolta di proposte progettuali sperimentali, ispirate da una definizione di “intelligenza” quale capacità di adattarsi all’ambiente a partire da un bagaglio di risorse, conoscenze o potere limitati. Oggetti, edifici e piani urbani saranno disposti lungo l’asse di un’intelligenza multipla e diffusa – naturale, artificiale, collettiva. Alcune idee saranno destinate a fallire. Ma altre potranno indicarci percorsi promettenti».*

12. ARCHITETTI COME AGENTI MUTAGENI

«La Mostra immagina gli architetti come “agenti mutageni”, capaci di innescare processi evolutivi e di dirigerli in nuove direzioni. Imparando da molteplici discipline scientifiche, e avanzando per prova ed errore, questa mostra punta ad accelerare la trasformazione del presente alla ricerca di futuri migliori».*

 

Immagine in evidenza: Carlo Ratti – Ph. Adrea Avezzù – Courtesy La Biennale di Venezia

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