Lungo i 100 chilometri che separano la costa marittima dalla montagna di Giada, la cima più alta di Taiwan, è possibile attraversare ben quattordici tipologie climatiche, che su scala mondiale sarebbero normalmente distribuite su una superficie di 10mila chilometri. Eppure i palazzi taiwanesi sembrano intrappolati nel cemento ovunque allo stesso modo, incapaci di dialogare con un ambiente tanto eterogeneo e difficile da ‘addomesticare’. Liberandosi dalle modalità descrittive postcoloniali, globali e postmoderne, come si propone di fare questa edizione della Biennale, l’esposizione si sviluppa su quattro diversi livelli (corridoio d’ingresso, documentazioni del paesaggio, proiezioni, proposte di progettazioni), articolando in ciascuno di essi proposte connotate da una forte carica sperimentale e dinamica, in nome di un’architettura che, servendosi della tecnologia, sia sempre più in grado di affrontare l’avvenire facendo tesoro delle lezioni del passato.