(2023, Cile, 110')
Muovendosi abilmente tra l’horror e la dark comedy, Pablo Larraín immagina – questa volta in bianco e nero – un cupo universo parallelo ispirato alla recente storia del Cile. Simbolo mondiale del fascismo, dittatore spietato, responsabile della sparizione e della morte di migliaia di persone, Augusto Pinochet è oggi un anziano vampiro che, dopo aver finto la propria morte, ha continuato a nutrirsi della sua stessa malvagità e del sangue dei suoi concittadini. Giunto alla veneranda età di 250 anni, Pinochet tuttavia non sopporta più di essere ricordato come un ladro – assassino sì, ma ladro no! – e decide di lasciarsi morire di fame.
Sarà l’incontro con una giovane contabile francese ad accendere una scintilla di speranza in un’anima perduta.
Talentuoso regista cileno, con la sua originale visione Pablo Larraín è uno degli autori più sofisticati del panorama internazionale, sia per forma che per contenuti. Il passato del suo Paese, dilaniato dal colpo di stato che portò alla sanguinosa dittatura, è una ferita ancora aperta. Nel suo cinema si riversano tutte le aberrazioni e le follie di una società civile martoriata, ridotta ad un’ombra senza speranza. I personaggi, che il regista segue in modo maniacale, sono vittime e carnefici allo stesso tempo, a partire dal suo Tony Manero del 2007 che prevarica il prossimo usando la violenza istituzionalizzata dal regime golpista. Come con El conde, Larraín più volte torna alla storia recente del Cile, evocandone i fantasmi e dipingendone un quadro realista e allo stesso tempo allucinato. Tra le sue opere più premiate anche tre biopic: Neruda, che mostra il poeta cileno sul finire degli anni ‘40 in fuga dal suo paese, Jackie, primo suo film hollywoodiano, incentrato sulla figura della first lady Jacqueline Kennedy, usciti entrambi nel 2016, e Spencer su Lady Diana del 2021.