(2022, Italia, 200')
Non c’entra lo scrittore austriaco Karl Kraus, né il suo libro. Non c’entra neppure il dramma della Prima Guerra Mondiale. Il film è piuttosto il riflesso di un’umanità non troppo abituata a specchiarsi, ma che ora può vedersi dal di fuori, attraverso l’occhio di una cinepresa. A quanti hanno poche ma solide nozioni di Storia del Cinema non sfuggirà il tacito rimando: Dziga Vertov e il suo Cine-occhio (1924).
In oltre tre ore di pellicola, Ghezzi e Gagliardo cercano di condensare molti degli innumerevoli momenti nei quali la vita ci trova impegnati: incontri fortuiti, addii strazianti, amicizie e amori, nostalgie passate, eccitazioni future. Il tutto all’interno di un macro-contesto ancor più cangiante e instabile, quello della politica e della società.
Classe 1952, Enrico Ghezzi nasce a Lovere, in Lombardia, e, dopo la laurea in Filosofia all’Università di Genova, dove poi collabora come assistente, entra alla RAI e inizia ad affermarsi come conduttore, autore televisivo e critico cinematografico. Suoi sono i celebri programmi Fuori orario. Cose (mai) viste e Blob, trasmessi in rete da oltre trent’anni. Dal 1991 al 1998 è stato il direttore del Festival cinematografico di Taormina e ha prodotto alcuni videoclip di artisti musicali come Tying Tiffany e Franco Battiato.
Un mito antropologico televisivo (2011), focalizzato sulle conseguenze prodotte dalla ricerca televisivo-giornalistica in Sicilia, a cavallo tra 1991 e 1994, è il documentario più noto di Alessandro Gagliardo, regista e sceneggiatore. Suoi sono anche i documentari 13 variazioni su un tema barocco – Ballata ai Petrolieri in Val di Noto (2006) e Même Père Même Mère (2007).