(2022, Danimarca, 90')
È un ritorno alla potente musica jazz quello che Leth e Koefoed promuovono con questo documentario, il cui titolo recupera il singolo tratto dall’album Uma Elmo (2021). Cosa succede quando musicisti dalle diverse personalità, dai variegati retroscena culturali, con idee stravaganti sul concetto di “musica”, vengono immersi nello stesso ambiente di recitazione?
La musica ci parla, invita a cogliere il vocabolario strumentale del singolo artista, i graduali passaggi che infine conducono a creazioni collettive, polifoniche, stimolanti. Lee Konitz, Bill Frisell, Paul Motian, Mark Turner e Jakob Bro sono solo alcune delle personalità qui esplorate nella spontanea intimità di un’intervista, oppure nei momenti poco noti della loro vita personale e professionale.
Nato ad Århus, Danimarca, nel Giugno 1937, è in Jørgen Leth che l’anima del cineasta incontra la letteratura e si scontra col mondo sportivo. Leth infatti è poeta e scrittore insieme, nonché commentatore sportivo. I principali contributi in ambito cinematografico li ha dati anzitutto in qualità di regista documentarista: ricordiamo Livet i Danmark (1972), Haiti. Uden titel (1995) e De fem benspænd (2003), co-diretto con Lars von Trier.
Danese, nato a Copenaghen nel 1979, dopo la laurea in sociologia e la prima formazione teorica presso la National Film School of Denmark, Andreas Koefoed si cimenta nella produzione di documentari capaci di ritrarre storie di vita dal sapore universale. Nel 2009 esce il cortometraggio Albert’s Winter e, nello stesso anno, riceve il Silverfjäril, premio svedese per i documentari.