(1925, USA, 110')
È in questo celebre adattamento cinematografico dell’ancor più celebre romanzo di Olive Prouty del 1923, che il grande cinema muto hollywoodiano trova degna esemplificazione. Un intreccio drammatico, quasi due ore di durata, dove la magia del silenzio accompagna il potere espressivo di corpi in movimento, di volti espressivi, di approcci gesticolanti ma ben eloquenti.
La novità sbalorditiva di questo lungometraggio consiste nell’essere stato non solo uno dei pochi “ritratti di donna” nel cinema delle origini, ma anche un’audace presa di posizione contro il duro classismo radicato nella società americana degli anni ‘20. Stella infatti, di umili origini, riesce a sposare il ricco Stephen nonostante avverta sulla propria pelle il peso dell’incolmabile divario – culturale, mentale, intellettuale – che la separa dal marito. A ciò si aggiunge la figlia, le cui tendenze altolocate spingeranno Stella ad interrogarsi su quale sia la migliore educazione per lei. Il successo della pellicola fu tale che seguirono altri due adattamenti: il primo dal titolo Amore Sublime (1937), con l’interpretazione stellare di Barbara Stanwyck; quindi il più recente Stella (1990).