«Noi, popolo di lingue morte, sopravvissuti al genocidio, sopravvissuti alla schiavitù; tutto ciò che avevamo da perdere ci è già stato tolto, questo è il nostro potere».
Le sculture, installazioni, video e performance dallo stile astratto e minimalista di Bronwyn Katz attingono alla consapevolezza che la Terra è la depositaria della memoria e che i luoghi riflettono le esperienze di coloro che li abitano. Utilizzando materiali ritrovati come punto di partenza, l’approccio dell’artista è regolato da preoccupazioni formali e da una forte attenzione alla composizione e alla linea. Così è in Gõegõe, la scultura di grandi dimensioni realizzata con molle di letti e pagliette abrasive nere per pentole. Disposta a pavimento, l’opera, larga sei metri, prende il nome da un serpente acquatico mitologico che diviene la metafora del contemporaneo rapporto di sfruttamento dell’Uomo nei confronti della Terra e delle altre creature viventi.