La missione musicale

Alexandre Dratwicki ci racconta come nasce l'ultimo Festival di Palazzetto Bru Zane
di Davide Carbone
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Curiosità, ricercatezza, una musica per tutti: questo il filo logico di “Passione Violoncello”, sette concerti che dal 21 settembre al 24 ottobre ci raccontano uno strumento e i suoi segreti.

Per la prima volta il Palazzetto Bru Zane pone al centro del programma di un festival uno strumento – il violoncello – piuttosto che un compositore specifico. Quali dinamiche hanno portato a questa scelta? E quali sono le caratteristiche fondamentali di questo strumento?
In realtà non è la prima volta! Nel 2010 abbiamo dedicato un ciclo al pianoforte romantico francese – un universo intero da scoprire – suddiviso tra concerti, quintetti per pianoforte, recital, pianoforte a due e a quattro mani. Applicheremo lo stesso principio al violoncello, la cui sonorità e gamma lo rendono uno degli strumenti più rappresentativi della malinconia e dell’introspezione romantica. È stato difficile scegliere tra le decine di meditazioni, elegie o lamentos che caratterizzano questo periodo. Il nostro programma si basa su quattro generi principali: brani con orchestra (ovviamente non in programma al Palazzetto Bru Zane), quintetti d’archi con due violoncelli, sonate per violoncello e pianoforte e ensemble di due, tre e quattro violoncelli. Questo strumento ha la capacità di “cantare” e/o accompagnare, di suonare con furore o dolcezza, di toccare corde profonde dell’animo o di intrattenere con sonorità più leggere. I compositori dell’epoca romantica compresero questa virtù e beneficiarono anche dell’importante corso di composizione impartito dal Conservatorio di Parigi.

Questa musica per violoncello, rimasta sepolta nel passato per circa 200 anni, parla direttamente all’anima

Il programma del Palazzetto Bru Zane prevede una successione di compositori noti e di tesori nascosti del repertorio romantico francese e internazionale. Quali sono le particolarità di ogni concerto in programma?
La caratteristica principale è ovviamente la rarità dei brani, e va detto che la scelta è stata particolarmente difficile vista la quantità di repertorio che giace dimenticato e che volevamo far rivivere. Eppure, questa musica per violoncello, rimasta sepolta nel passato per circa 200 anni, è sempre facile da ascoltare: parla direttamente all’anima, e raramente è concettuale o interminabile. Vogliamo rassicurare il pubblico che si avvicina per la prima volta alla musica classica (o che pensa che sia un’esperienza intellettuale ed elitaria): questo festival è pensato per dimostrare il contrario. Avremo la fortuna di accogliere molti violoncellisti di diverse nazionalità, e in particolare giovani che si sono appena diplomati nei migliori Conservatori di Losanna, Parigi, Lione. L’entusiasmo e gli alti standard di questa nuova generazione di strumentisti porteranno sicuramente una ventata di freschezza e generosità a questo festival autunnale. Non vediamo l’ora di ascoltare Baudiot, Gouvy, Onslow, Dumas, Schmitt, Battanchon, Lecocq, Huré e altri ancora. Anche voi, non è vero?

La conferenza del 10 ottobre, organizzata in collaborazione con la Fondazione Querini Stampalia, è un evento chiave nel programma del festival. Quale responsabilità e quale ruolo vuole assumere il Palazzetto Bru Zane nel panorama culturale veneziano e internazionale?
La forza del Palazzetto Bru Zane sta nel fatto di lavorare contemporaneamente su livelli di diffusione molto diversi: a Venezia, nella nostra sede, ma anche in diversi teatri in Europa, in Canada e quest’anno a Hong Kong. In quanto fondazione privata, abbiamo la fortuna di essere molto flessibili nelle nostre partnership. Questa libertà comporta una grande dose di responsabilità nel nostro investimento di tempo e di fondi: se tutto è possibile, allora deve esistere solo il meglio. Quest’anno, ad esempio, porteremo per la prima volta una produzione teatrale in Asia e pubblicheremo il primo DVD (Carmen ‘1875’) dell’etichetta Bru Zane Label. Le opportunità sembrano infinite. E una conferenza a Venezia merita la stessa cura di una grande opera negli Stati Uniti.

Se tutto è possibile, allora deve esistere solo il meglio

15 anni fa, nel 2009, Palazzetto Bru Zane inaugurava la sua sede veneziana, che negli anni è diventata un punto di riferimento musicale: concerti, registrazioni, attività didattiche, archiviazione e digitalizzazione di fondi documentari hanno confermato l’eccellenza della vostra offerta, che comprende anche una web-radio e un’etichetta musicale. Quali sono stati i progetti più stimolanti e quali le prossime tappe?
Credo che tutta la squadra abbia un ricordo speciale delle nostre grandi produzioni teatrali in tournée – La Vie parisienne di Offenbach, Mam’zelle Nitouche di Hervé o, più recentemente, la ripresa scenica della Carmen del 1875 – perché questi progetti coinvolgono tutti i dipartimenti del Palazzetto Bru Zane e rappresentano un vero lavoro di squadra. Sono anche lunghi e complessi da realizzare, il che li rende ancora più belli, un vero e proprio spaccato di vita professionale. Siamo anche molto orgogliosi della collezione di cd con libro, che ora supera i 50 volumi, perché dona al pubblico una biblioteca musicale durevole. Questa ricca collezione riflette il lungo lavoro di ricerca che Palazzetto Bru Zane ha costruito nel tempo. Alcuni titoli di questa collezione sono stati punti di svolta, come la “prima versione” del Faust di Gounod, la tanto attesa Ariane di Massenet, opere rare come La Reine de Chypre di Halévy o il Dante di Godard, per non parlare della prima opera di una compositrice donna: Fausto di Louise Bertin! È difficile immaginare dei cambiamenti radicali per il futuro, se non forse chiedersi cosa manca alla nostra offerta: un corso estivo? Un’accademia? Un’orchestra e un coro? Una formazione per insegnanti? Perché no!

Foto in evidenza: © Matteo De Fina

Il violoncello protagonista del prossimo Festival Bru Zane

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