In sotto-fondo

Ai Docks Cantieri Cucchini il mondo 'riemerso' di Paolo della Corte
di Elisabetta Gardin

La mostra Flooded Souls presenta quindici nature morte di pesci della Laguna di Venezia, stampate su tela, che il fotografo veneziano ha immerso e lasciato sott’acqua a macerare in vari punti della Laguna, riempiendosi di alghe, fango, micro organismi e molluschi.

Paolo della Corte, veneziano, dopo una Laurea in Storia dell’Arte a Ca’ Foscari inizia a fotografare concentrandosi sui ritratti di personaggi del mondo della cultura, soprattutto letteratura e arte. Docente all’Accademia di Belle Arti, collabora con importanti testate nazionali ed estere dove pubblica le sue fotografie, tantissime le esposizioni che lo hanno visto protagonista. Il 4 ottobre inaugura la sua personale Flooded Souls, curata da Laura Riolfatto e ospitata nei Docks Cantieri Cucchini, bellissimo spazio espositivo all’interno di un complesso industriale di fine ‘800 a San Pietro di Castello. La mostra sarà aperta fino al 30 novembre e visitabile su appuntamento (info@docks-cucchini.com | info@laurariolfatto.com). Flooded Souls è il frutto di un lungo lavoro di ricerca e di indagine dedicato al sistema lagunare veneziano, un ecosistema fragile e unico al mondo. Paolo della Corte è profondamente legato a Venezia, alla Laguna, alla sua storia, più di una volta nei suoi progetti fotografici ha portato all’attenzione del pubblico i problemi di questa città straordinaria, del suo delicato ecosistema e dell’importanza della sua salvaguardia. Compongono la mostra quindici nature morte di pesci della Laguna di Venezia, stampate su tela, che sono state immerse in vari punti della Laguna e lasciate sott’acqua per un periodo di 6/8 settimane a macerare, riempiendosi di alghe, fango, micro organismi e molluschi. A seconda dell’esposizione alla luce, delle correnti, della profondità di immersione, le opere ‘ripescate’ raccontano lo stato della Laguna e il grado di inquinamento. I dipartimenti di area scientifica di Ca’ Foscari e il CNR – Istituto di Scienze Polari hanno analizzato le opere di della Corte da un punto di vista chimico e morfologico dopo l’immersione in acqua, correlandone i mutamenti chimico-fisici con l’ambiente lagunare e con alcune delle conseguenze delle attività umane in Laguna. Ci ha raccontato il progetto lo stesso fotografo, Paolo della Corte.

Una mostra particolare che parla di pesci e di Laguna, ma soprattutto di inquinamento e moto ondoso. Com’è nato il progetto?
Negli ultimi anni ho navigato e fotografato molto in Laguna, incontrando veneziani che la vivono, che pescano o che coltivano la terra delle isole. Ho scoperto così un mondo che conoscevo solo marginalmente, per così dire “esteticamente”, nella mia mente di fotografo. Le parole di Ivan Bognolo, di Palmiro Fongher, di Gastone e Dariella Vio, sono un grido di allarme sullo stato dell’ambiente lagunare: non potevo fermarmi alla solita foto del pescatore eroico, una figura quasi mitologica, che sopravvive alle difficoltà o allo scorcio di una barena all’alba. Il digitale offre molte possibilità di approfondire un argomento, affiancando alle fotografie anche video, testi, infografiche, stratificando così moltissime informazioni. Partendo da un’idea di “stratificazione” materica, ho pensato che, immergendo delle foto di still-life di pesci di Laguna stampate su tela per un certo periodo di tempo, si sarebbe attaccato su di loro fango, alghe, molluschi. In questo modo si sarebbero lacerate e consunte per il moto ondoso e le correnti sempre più forti dovute agli interventi dell’uomo e così ogni tela si sarebbe pure impregnata degli elementi inquinanti presenti in Laguna. Una volta ripescate, gli strati avrebbero potuto raccontare quello che noi non vediamo.

Nei suoi lavori Venezia e la Laguna sono fondamentali protagoniste, bellissime ad esempio le immagini dei veneziani immersi nell’acqua, in una specie di Atlantide. Cosa rappresenta per lei questa città? Continua ancora a stimolare la sua creatività nonostante i tantissimi problemi che la rendono quasi invivibile?
Sarà banale dirlo, ma è una città che odi, non sopporti, non ne puoi più, vuoi scappare via lontano. Poi accade un evento, una visione, un incontro e capisci che non puoi vivere da nessun’altra parte. E allora continui a resistere e da fotografo lo faccio liberando attraverso le immagini il mio stato d’animo. Come vedo la città? I temi della problematicità di Venezia sono di rilevanza globale, se faccio un lavoro su inquinamento, moto ondoso, innalzamento dei mari, over tourism, trovo riduttivo che venga visto solo come un lavoro di un veneziano che parla della sua città.

Quali sono i suoi progetti futuri?
A breve aprirò con il fotografo Federico Sutera un nuovo spazio per la fotografia in zona Punta della Dogana, dove non vogliamo limitarci a esporre i nostri lavori, ma aprire lo spazio ad altri fotografi, presentare libri, organizzare incontri. Parallelamente sto portando avanti due nuove serie di immagini, ma è presto per parlarne. Continuo a seguire i precedenti lavori per farli conoscere anche all’estero. Alcune foto della serie Venezia 2050 DC e di Flooded Souls sono state imbarcate, assieme ai lavori di altri tre artisti, sulla Avontuur, uno schooner cargo a vela del 1908, che è partito da Amburgo il 18 agosto per arrivare in Colombia, dove si terrà un’esposizione. È un viaggio che si potrà seguire sul sito www.galeriegreen.com, curato dall’americana Patricia Warning.

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