L’estate di San Martino

Una festa che si accende di ricordi
di Fabio Marzari

Solo chi è stato bambino in una Venezia profondamente diversa da quella di oggi può cogliere il senso di una data, trascurabile all’apparenza, come l’11 novembre.

[Articolo pubblicato in VeNews 239, novembre 2019]

Devo compiere da subito un distinguo, di valore esclusivamente sentimentale, legato al senso dell’infanzia trascorsa a Venezia, ahimè qualche lustro fa. Ebbene solo chi è stato bambino in una Venezia, profondamente diversa da quella di oggi, una città più viva di abitanti, ma molto meno viva di folle durante tutto l’anno, può cogliere il senso di una data, trascurabile all’apparenza, come l’11 novembre, Festa di San Martino. Per la Chiesa Cattolica tale data coincide con “La giornata del Ringraziamento”, rappresenta l’inizio giuridico dell’annata agraria, e ancora, volgendo lo sguardo al passato, in questo giorno venivano celebrate le Antestérie, antichi riti popolari, il cui primo giorno era detto dai greci pitoighìa, perché pare venissero spillate le botti e si assaggiasse il primo vino.

A Venezia l’11 novembre è San Martin, quello che andava in «sofita, a trovar la so’ novissa»… anche se andrebbe fatto ordine su questa prima strofa della poesia-canzone, in quanto la storia della fidanzata risalirebbe alla fine dell’800, forse inizio ‘900. San Martino di Tours era un soldato dell’Impero romano, che durante una ronda notturna nell’inverno del 335 divise il suo mantello con un mendicante seminudo. Dopo quella notte e la visione di Gesù in sogno vestito con la metà del suo mantello militare, Martino si convertì al cristianesimo. Potere del fashion system!

Il Santo in giro per soffitte per andare a trovare la fidanzata risulta abbastanza improbabile, molto meno invece la storia popolare veneziana circa il fatto che in zona San Francesco della Vigna, viveva un uomo anziano, di nome Martino, che aveva la velleità di corteggiare e concupire le giovani; una di queste, molto probabilmente per soldi, aveva ceduto ed il vecchio la considerava la sua “noviza”. Questa, probabilmente, aveva qualcun altro ed un giorno il vecchio Martino, ‘el sior Martin’, essendo andato a trovarla a casa, in soffitta, forse perché si trattava di una povera, non la trovò e… rimase di stucco o come meglio dicono alcune versioni del canto «… xè anda par tera» o, in modo più veritiero «… col cul par tera». In origine questa antica canzone popolare veniva intonata da adulti che chiedevano l’elemosina nelle botteghe o ai passanti, prima che la questua diventasse solo ‘monopolio’ dei ragazzini con i coperchi delle pentole battuti fragorosamente a segnare il loro passaggio. Per i bambini veneziani San Martino è un meraviglioso biscottone di pasta frolla iper decorato a foggia equestre con tanto di cavaliere brandente un’elsa sguainata protesa verso l’alto.

Allora era quasi un privilegio veneziano quello di ricevere l’11 novembre questo squisito dolce, nel mio caso, omaggiato a me e sorellina treccioluta, dal nonno materno finto burbero e da due stupende zie, quelle che tutti i bambini del mondo meriterebbero di poter avere. Confesso di essere stato un vorace fratello, che spesso divorava anche pezzi interi dell’equino di spettanza alla sorella, proverei tuttavia a far rientrare la cosa nella normale dialettica familiare oppure più banalmente nell’essere drammaticamente un golosastro! Ricordi familiari a parte, questo dolce che ha imboccato da tempo anche la strada verso la terraferma e oltre, rimane tuttavia una prerogativa del territorio veneziano. Impossibile non essere fatalmente attratti dal biscottone equinomorfo, con tutti i suoi decori fatti di pasta di zucchero colorata, i confetti, i cioccolatini e i terribili pallini argentei di zucchero, proiettili che minano la stabilità dei denti e rallegrano i dentisti per le conseguenze. Questo dolce è molto semplice nella sua struttura, ne esiste anche una versione fatta a medaglione con l’effige del santo a cavallo, preparata con la marmellata di mele cotogne molto asciutta e stampata, come fosse una moneta coniata, in medaglioni di 10-20 cm, adornati con un fiocco di nastro rosso, ma si tratta di una chicca per estimatori-filologi dei sapori, i bambini di ogni età vogliono anzi pretendono quello di pasta frolla, unico e inimitabile. Da comprare nelle pasticcerie artigiane, aiutando in questo modo a tenere viva la tradizione e la bontà autentica. Altrimenti si merita di finire come il Sior Martin!

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