Il mio specchio

Intervista a Jack Savoretti, in tour con il suo Miss Italia
di Davide Carbone
trasparente960

Il 14 dicembre al Teatro Malibran Jack Savoretti porta sul palco il suo primo album in italiano, un omaggio alle sue radici.

Cantare può essere per molti, ma arrivare al cuore di un pubblico che ti segue ovunque è privilegio di pochi. Jack Savoretti appartiene di sicuro a questa rara categoria, cantautore in possesso di una sensibilità che da personale si fa collettiva, diffusa, condivisa con il proprio pubblico nel corso di una carriera che lo ha visto vendere oltre un milione di copie con i suoi 7 album. Miss Italia è la sua ultima fatica, 12 tracce uscite a maggio e primo disco in italiano in omaggio al padre Guido, scomparso nel 2021 ma sempre nei pensieri dell’artista, fiero delle proprie origini genovesi e perennemente immerso nel repertorio italiano, pur essendosi espresso fino a questo momento solo in inglese. Padre genovese e mamma tedesca, Savoretti è un cittadino del mondo che attraverso la musica ha trovato il proprio equilibrio artistico e personale: canzoni graffianti e assieme suadenti, che vanno dritte al cuore di una platea che il 14 dicembre al Malibran è sold out da mesi. Jack ha iniziato giovanissimo a scrivere poesie. È stata la madre Ingrid Hepner, ex modella che frequentava nei suoi anni giovanili Jimi Hendrix e i Rolling Stones, a suggerirgli di prendere in mano una chitarra e di trasferire in musica le sue parole. Lo abbiamo incontrato prima dell’appuntamento veneziano, tappa di un tour che prima di Natale lo vedrà esibirsi nell’amata Genova, a Bologna, Roma, Milano e Napoli.

Primo album in italiano e guest star come Natalie Imbruglia e Zucchero. Come nasce questa svolta firmata Miss Italia?
Con la scomparsa di mio padre ho sentito venire meno le mie radici, il mio legame con l’Italia. È stata la musica italiana, le canzoni con cui mio padre mi ha cresciuto, a riaccendere in me quella fiamma che mi ha poi portato a questo disco. Era da tempo che pensavo di scrivere in italiano, tanto che mio padre aveva ascoltato un provino prima di lasciarci e gli era piaciuto.

Il tuo è un rock che potremmo definire ‘intimo’ e che trova nei club la dimensione perfetta, capace tuttavia di adattarsi a tutti i contesti in cui ti sei esibito in carriera. Cosa vedremo sul palco del Malibran il 14 dicembre?
Porterò la mia storia, la mia voglia di stare sul palco con la mia band e a contatto con il pubblico. Suonare è di certo la cosa che amo fare di più e sentire cantare le mie canzoni, quelle in inglese ed ora quelle in italiano è una meravigliosa soddisfazione.

È stata la musica italiana, le canzoni con cui mio padre mi ha cresciuto, a riaccendere in me quella fiamma che mi ha poi portato a questo disco.

Come nasce una canzone di Jack Savoretti?
Lavoro molto sulle parole, ancora di più da quando ho scritto il disco in italiano. Con l’inglese si usa spesso il linguaggio di tutti i giorni, mentre con l’italiano la scelta delle parole è più accurata. Ci deve sempre essere un po’ di poesia, devi giocare con le parole, non puoi permetterti di fare scelte banali.

Attraversiamo un’epoca in cui i sentimenti e i conflitti vanno a braccetto, nel nostro piccolo così come su scala globale. Come credi debba porsi un artista, un musicista di fronte a tutto questo?
Non bisogna chiudersi dentro se stessi e neppure dentro le nostre quattro mura. Dobbiamo continuare a guardarci attorno, sentire, ascoltare, raccontare, sostenere le cause in cui crediamo. Io cerco di farlo sostenendo alcune associazioni umanitarie ad esempio, non si può restare in silenzio.

I progetti futuri. L’italiano sarà solo una parentesi o una delle tue lingue del futuro?
Sto già lavorando al mio prossimo album, un disco in inglese che sicuramente risentirà di questa bella esperienza con Miss Italia, sia nella struttura che nella scrittura.

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