Venere veste Dior

Drusilla Foer al Toniolo con Venere Nemica
di Fabio Marzari

Al Teatro Toniolo dal 17 al 19 dicembre, Drusilla Foer porta in scena Venere Nemica, scritto dalla stessa Foer con Giancarlo Marinelli, regia di Dimitri Milopulos. Una rilettura del mito di Amore e Psiche ispirato alla favola di Apuleio, realizzata in maniera divertente, ma anche commovente, in bilico tra tragedia e commedia.

Drusilla Foer è un’autentica primadonna dello spettacolo, con il suo personaggio, unico e inequivocabile ha sbaragliato gli stereotipi di genere, entrando in maniera perfetta nel pensiero di colei che ha preso il sopravvento su Gianluca Gori. Non era affatto facile, specie nella cultura italiana, uscire dagli stilemi da Bagaglino, mantenendo il registro sempre sulle note di un’ironia garbata e sagace e con un’eleganza di fondo che col tempo migliora sempre più, trovando ampio consenso di pubblico. Per sua stessa ammissione, ma trattandosi di Drusilla il confine della verità è sempre molto labile, il suo nome è ispirato a «una nottata di sesso sfrenato dei miei nonni in America. Erano su un battello che si chiamava Drusilla. Il battello è diventato monumento storico, una sorta di pezzo d’antiquariato. Come me, insomma».
Al Teatro Toniolo dal 17 al 19 dicembre, Drusilla Foer porta in scena Venere Nemica, scritto dalla stessa Foer con Giancarlo Marinelli, regia di Dimitri Milopulos. Una rilettura del mito di Amore e Psiche ispirato alla favola di Apuleio, realizzata in maniera divertente, ma anche commovente, in bilico tra tragedia e commedia, portando i grandi temi della tradizione classica in veste contemporanea: la competizione suocera/nuora, la bellezza che sfiorisce, la possessività materna nei confronti dei figli, il conflitto secolare fra uomini e dei.

Venere, la dea immortale, vive oramai lontana dall’Olimpo e dai suoi parenti con cui i rapporti sono sempre stati a dir poco tempestosi. Dopo molto girovagare Venere/Drusilla ha scelto di abitare a Parigi tra i mortali, perché non sopporta più la sua condizione divina, veste Dior ed è affascinata dalle fragilità degli uomini. E non essendo gli dei più creduti, la dea della bellezza e dell’amore finalmente può permettersi anche lei di vivere nell’imperfezione dell’umano esistere. «Immaginate la mia gioia! Una dea condannata a vivere nell’eterna umidità del mare, scoprire l’esistenza della messa in piega». Gli archetipi affrontati nel testo si rivelano di un’attualità disarmante, resa ancora più evidente dal trasparire della personalità spiccata dell’interprete, nel ruolo della dea, ora vivente fra gli umani mortali, assistita da una ineccepibile Elena Talenti, cantante e attrice di musical di successo. Grazie al rapporto con la sua misteriosa e inseparabile cameriera bellissima, Venere, quasi per gioco, nel momento in cui gli uomini non credono più agli dei, ma agli eroi, ripiomba nel passato: nella storia di Amore, il figlio ingrato e disobbediente, e Psiche, sulla quale Venere – da suocera nemica – riversa tutto il suo rancore di dea frustrata e di madre tradita. Venere, però, insieme all’odio scoprirà anche l’amore, un amore infinito e incondizionato per quel figlio ferito che, in fuga dall’amata, torna da sua madre per curare le ferite del corpo e dell’anima.
Dice Drusilla/Venere: «Se uno, da bambino, ha avuto una scatola di matite, quelle grandi di tutti i colori, deve mantenere quell’incanto. Anche gli adulti dovrebbero avere una scatola di matite colorate. Venere guarda alla vita degli umani come a una scatola di matite colorate che non osa toccare. E sceglie il teatro, il luogo sacro della parola…».

È sempre una bella Stagione 2024/25

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