(2022, Italia, 124')
Un futuro senz’acqua: quant’è remota una simile calamità, in conseguenza del cambiamento climatico e dell’emergenza sociale degli ultimi anni? La pellicola ipotizza uno scenario apocalittico, irreversibile, non così improbabile. Come una piaga biblica, la siccità si cronicizza tanto nella geografia dei luoghi, quanto nei rapporti interpersonali. È attraverso l’alternanza di personaggi diversi e contrastanti che il film rivela il proprio lato polifonico e corale, simil-romanzesco: un intreccio di esperienze soggettive dal quale emerge lampante la fatalità di un destino comune e tragicamente beffardo. Tutti, “buoni” e “cattivi”, ricercano l’ultima, estrema possibilità di salvezza, l’ultimo gesto di redenzione.
Amarezza, divertimento, ironia, dramma sono solo alcuni degli ingredienti del suo cinema, un cinema che stimola la riflessione critica e smuove le coscienze. Paolo Virzì, livornese, classe 1964, si diploma a Roma presso il Centro Sperimentale di Cinematografia dove conosce Furio Scarpelli, di cui diventa allievo e collaboratore. Nel 1994 si presenta alla 51. Mostra del Cinema dirigendo La bella vita, che otterrà l’anno dopo numerosi premi: il Ciak d’Oro, il David di Donatello (miglior regista esordiente) e il Nastro d’Argento. Altri sei nuovi David di Donatello gli sono attribuiti per Ferie d’agosto (1996), La prima cosa bella (2010), Il capitale umano (2014) e La pazza gioia (2017). Nel 2017 torna a Venezia con Ella & John – The Leisure Seeker, e collabora poi con Checco Zalone nel tanto acclamato Tolo Tolo (2020).