Caring for green

Venezia 79: da Oliver Stone a Virzì, massima attenzione per il Pianeta
di Redazione VeNews
  • venerdì, 9 settembre 2022

«If you care enough for the living, make a little space to make a better place.»
Era il 1991 quando Michael Jackson cantava per la prima volta queste parole, con grande ottimismo nel futuro. Sono passati oltre trent’anni da allora e, dispiace dirlo, il senso di quell’esortazione si è sopito nell’aria. Il Pianeta ci sta gradualmente riversando addosso tutto ciò che il lavorìo umano ha prodotto per decenni incurante dei ritmi, degli spazi, degli equilibri e della sopportazione della natura.
Quest’anno la Mostra del Cinema, ricca di contributi stimolanti e forte del suo essere “vetrina aperta sul mondo”, si fa autorevole portavoce di problematiche ambientali, climatiche, sociali.
Obiettivo: smuovere le coscienze e rinnovare il pensiero critico. Sollecitazioni importanti che si è deciso di affrontare proponendo allo spettatore almeno quattro film sul tema, ciascuno dei quali incentrato su una diversa contingenza.
Secondo le stime, in poco più di due secoli la popolazione globale è aumentata di quasi sette miliardi. Quanto è sostenibile a lungo termine l’incontrollata crescita demografica? A spese di chi, in termini di risorse, si ritorce tutto questo? Domande che Giulia Grandinetti prova a stimolare nel corto Tria – Del sentimento del tradire (Orizzonti), in cui si ipotizza che le politiche di controllo delle nascite, già attuate in Cina, vengano ora approvate a Roma. Questa volta però il governo è più generoso: il numero di figli concepibili è tre, non più uno.
L’entità numerica della popolazione mondiale è poi correlata ad altre due urgenze: l’indiscriminata cementificazione che soffoca il paesaggio e debilita lo spirito sociale delle comunità sottraendo spazi pubblici e l’indifferibile allarme climatico. Sulla prima di queste emergenze il regista francese Petit costruisce Tant que le soleil frappe (SIC), film incentrato sul progetto di riqualificazione paesaggistica che il protagonista Max cerca di attuare nei quartieri marsigliesi. Di contro, le preoccupazioni che i cambiamenti climatici suscitano prendono nell’ultimo lavoro di Virzì la forma di conseguenze rovinose e irreversibili: in Siccità (Fuori Concorso) il racconto corale di più storie è proiettato sullo scenario tragico di un futuro senz’acqua.
Prospettive poco rassicuranti che prendono una piega ancor più apocalittica con lo spauracchio dell’energia nucleare. Il nuovo documentario di Oliver Stone, Nuclear (Fuori Concorso), potrebbe però rappresentare una sorta di incoraggiamento in questa direzione: il nucleare non dev’essere per forza una minaccia perché, se usato con cognizione, può diventare l’unico mezzo in grado di garantirci la sopravvivenza.
A tutte queste complicazioni, in apparenza irrimediabili se viste tutte insieme con spirito fatalista, è doveroso reagire gradualmente, con sforzo collettivo e partecipato. Ciascuno è chiamato, nel suo piccolo, a contribuire al cambiamento. In quest’ottica, è degno di nota il fatto che – ci dice con orgoglio il Presidente Cicutto – la Biennale, nel suo piccolo, abbia saputo raggiungere risultati ammirevoli nell’utilizzo di «fonti green» e nel «raggiungimento della neutralità carbonica».

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