Era ormai da diverso tempo che stavo cercando di capire come instaurare un rapporto con un’istituzione come l’Academy, negli ultimi dieci anni soggetto che si identificava con l’epilogo fortunatissimo di un percorso che moltissimi film insigniti dell’Oscar iniziavano proprio qui a Venezia. Lo scorso anno una componente del board aveva seguito i film al Lido e a fine rassegna ci aveva tenuto ad incontrarmi per farmi sapere quanto avesse apprezzato la Mostra da svariati punti di vista, dalla programmazione in sala a quella dei diversi panel, il tutto in un clima che davvero l’aveva colpita particolarmente. Abbiamo deciso quindi di comune accordo di dare a questo rapporto una veste più ufficiale, lavorando alla cosa fin dall’autunno scorso. Siamo stati poi fortunati con le tempistiche, visto che Bill Kramer, loro nuovo Amministratore Delegato, è stato nominato appena due mesi fa e non ha ancora fatto uscite pubbliche in questa sua nuova veste, cosa che avverrà quindi proprio da noi.
L’Academy si è da subito mostrata interessata a capire in concreto e dall’interno le dinamiche di un festival come il nostro, per comprendere ancora meglio i risultati ottenuti in questi anni, desiderosa di entrare in contatto con un universo cinematografico come quello europeo che per forza di cose hanno meno possibilità di frequentare personalmente. Altro aspetto importante per loro sarà la possibilità di presentare attraverso la ribalta offerta dalla Mostra le linee programmatiche della nuova compagine dirigenziale. Non tanto delle attività specifiche, quanto dei principi che le ispireranno, con il tema dell’inclusione a spiccare di certo su tutti.
Per noi è ovviamente un riconoscimento importante, la legittimazione di un ruolo e l’affermazione di un prestigio che abbiamo conquistato grazie al duro lavoro di tutti. Una straordinaria opportunità di vedere i nostri sforzi ufficialmente premiati e valorizzati dalla massima istituzione cinematografica americana.
Io credo che venga sempre più apprezzato nel mondo e nel tempo, anche da queste storiche istituzioni, il nostro modo di intendere e di vivere il nostro ruolo nella maniera più indipendente possibile. Il fatto che, pur instaurando ottimi rapporti con piattaforme e case di produzione, non abbiamo mai accettato di scendere a compromessi di vera sostanza in fase di scelta, di selezione dei film, credo abbia pagato e paghi tantissimo in termini di reputazione. Che il film ci venga proposto o che parta da noi la richiesta di poterlo visionare, siamo noi a decidere se prenderlo o meno nel nostro festival. Anche quest’anno abbiamo detto “no” in più di un’occasione anche a nomi e compagnie di prima rilevanza. È proprio questo approccio chiaro e netto che permette di mantenere forte e alta la credibilità della manifestazione e dell’istituzione, unica condizione che ti permette di sottrarti a pressioni ingiustificate e ingestibili.