• venerdì, 2 settembre 2022

Doppio sguardo

I casi di Pallaoro e Guadagnino credo rappresentino la migliore dimostrazione di come si possa lavorare in uno scenario internazionale senza perdere la propria identità più autentica, senza snaturare le radici di collegamento con la propria cultura, con la propria terra di provenienza. Né Pallaoro e né tantomeno Guadagnino hanno rinunciato a nulla della propria personalità, pur vivendo o lavorando in ambito statunitense. Allo stesso tempo grazie alla loro condizione mentalmente aperta, libera da troppi condizionamenti per così dire d’ambiente, fanno film assolutamente non vincolati all’estetica italiana.Se non sapessimo che il film di Guadagnino è di Guadagnino potremmo tranquillamente attribuirlo ad un regista americano, o comunque straniero. Il film, tra i suoi più riusciti, parla tra l’altro di un’America storicamente da noi poco conosciuta, abituati come siamo a identificare gli Stati Uniti con New York, Miami, Los Angeles o Chicago; ci troviamo quindi assolutamente disorientati quando entriamo in contatto con l’arretratezza, la povertà assoluta addirittura che caratterizza il cuore profondo di questo Paese-Continente, quel Midwest che con l’east- e la west-coast non ha proprio nulla cui spartire. Si tratta davvero del suo film più compiuto, vedrete. Ora sta già girando un suo nuovo lungometraggio con la Metro Goldwin-Mayer, scelto tra altri due, tre progetti che gli sono stati offerti sempre dal mercato americano. Il suo status internazionale è pieno, totale. Spero che questo film serva finalmente a far crollare quelle barriere che spesso vengono erette qui da noi quando si parla del suo lavoro da un ambiente talvolta assai provinciale. Paga di sicuro in Italia il coraggio che lo contraddistingue di dire sempre quello che pensa, senza paura delle reazioni che andrà a suscitare. Diciamo che non gli piace dare del tu alla diplomazia, ecco.

Lo stesso, per certi versi, si potrebbe dire di Andrea Pallaoro, che giovanissimo ha lasciato il nostro Paese per andare a vivere e a lavorare negli Stati Uniti con attori americani, con l’eccezione di Hannah, presentato a Venezia nel 2017 e che è valso a Charlotte Rampling la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. Esattamente come Guadagnino, Pallaoro non si pone nemmeno il problema di cosa voglia dire realizzare un film all’estero con un cast di attori internazionali; per lui è una condizione normale, logica. Questa positiva, risolta disinvoltura lo porta a lavorare in qualsiasi contesto cinematografico con una naturalezza, un’autenticità che gli consentono di non doversi mai snaturare neanche di una virgola nell’atto di intraprendere progetti anche assai diversi tra loro. Sull’altro fronte, quello diciamo così più italiano-italiano, al di là delle criticità di cui abbiamo parlato in precedenza circa la bulimia produttiva a discapito della qualità che ha caratterizzato la produzione della nostra industria cinematografica in questo ultimo biennio, siamo riusciti a selezionare in Concorso comunque ottimi lavori.

    • venerdì, 9 settembre 2022
    Per quel che riguarda invece Jafar Panahi, il film presentato in Concorso a Venezia, che per tutti coloro i quali hanno già avuto modo di vederlo è il miglior lavoro tra quelli da lui girati negli ultimi anni, il più compiuto ed esteticamente impressionante, è ormai il quarto che il regista realizza in condizioni di clandestinità...
      • mercoledì, 7 settembre 2022
      Nel 2011 Savina Neirotti fu invitata all’IFP-Independent Filmmaker Project Film Week e a quegli incontri la parola chiave era micro-budget. La scarsità di fondi spingeva molti autori a trovare soluzioni creative e subito decidemmo di avviare...
        • martedì, 6 settembre 2022
        L’assenza, a parte un paio di eccezioni, della Cina spicca di sicuro. La motivazione principale, oltre a quella rilevantissima della crisi pandemica, è da ricercarsi nella censura subdola, sotterranea, ma comunque molto forte, che sta investendo il settore cinematografico di quel Paese...
          • domenica, 4 settembre 2022
          Oltre 2500 metri quadri saranno occupati da installazioni interattive davvero impressionanti e sempre come minimo interessanti. Essendo l’unico grande festival con un Concorso espressamente dedicato a questa tecnica di produzione...
            • giovedì, 1 settembre 2022
            La mia intenzione era tutt’altro che quella di costruire un contenitore di nicchia autoreferenziale, al servizio esclusivo di cinefili accaniti o di appassionati alla ricerca delle ultime sperimentazioni. Naturalmente è stata concepita come uno spazio meno condizionato dai canoni di un grande festival, più libero, aperto...
              • mercoledì, 31 agosto 2022
              Era ormai da diverso tempo che stavo cercando di capire come instaurare un rapporto con un’istituzione come l’Academy, negli ultimi dieci anni soggetto che si identificava con l’epilogo fortunatissimo di un percorso che moltissimi film insigniti dell’Oscar iniziavano proprio qui a Venezia.