Accanto alle forme classiche che, agli occhi dei francesi, appaiono come il marchio dell’estetica germanica e di una certa austerità, la produzione di musica da camera in Francia si sviluppa anche seguendo percorsi poetici e rendendo omaggio alle produzioni liriche. Così, le formazioni ridotte di due o tre strumentisti non devono più limitarsi alle sonate o ai trii con pianoforte in tre o quattro movimenti, ma possono proporre anche brani popolari di opere liriche, trascinare gli ascoltatori nelle fantasticherie di un’elegia o stupirli incessantemente eseguendo una fantasia. Questi brani, non abbastanza “seri” per entrare nel pantheon dei capolavori, ritornano a incantarci ispirati dal violino di Mi-Sa Yang, il violoncello di Yan Levionnois e il pianoforte di Jonas Vitaud.