In punta di Matita

Delphine Trouillard presenta Matita, nuova, piccola, sorprendente casa editrice
di Mariachiara Marzari

Il lockdown, l’ispirazione che viene dalla famiglia, la voglia di trasformare una passione in un progetto ambizioso e sorprendente. Delphine Trouillard ci racconta come è nata Matita, una piccola casa editrice di libri illustrati molto particolari.

Un lockdown e una magnifica bambina, Mathilde, anzi due, la più piccola è Louise, hanno spinto Delphine Trouillard, forte di una esperienza eclettica, dalla matematica all’arte contemporanea, per arrivare alla comunicazione, a traghettare le sue passioni – i libri – in un progetto ambizioso e sorprendente. Matita è una piccola casa editrice di libri illustrati che propone di pubblicare silent book particolari per i più piccoli ma anche per i più grandi. Un progetto aperto che vi sorprenderà.

Com’è nata l’idea di Matita?
La primissima idea è nata durante il primo lockdown nell’aprile 2020, quando mia figlia Mathilde aveva poco meno di sei mesi e iniziò a guardare molto precocemente i libri per bambini. Ho comprato su Amazon, perché all’epoca non si poteva fare diversamente, una serie di libri per piccolissimi ma anche per bambini dai tre anni in su, più per me che per Mathilde all’inizio: l’editoria infantile è un mondo che mi affascina molto e volevo approfondirne la conoscenza. Mi sono accorta che almeno l’80% dei libri che mi sono capitati per le mani erano stampati in Cina. Ho cominciato a riflettere su questo fatto, continuando a indagare personalmente: ogni qualvolta incappavo in una nuova libreria controllavo sempre la quarta di copertina dei libri per bambini per capire se fossero veramente tutti prodotti in Cina e se amici e conoscenti fossero al corrente di questa cosa. Ebbene sì, ho riscontrato che l’80% dei libri vengono stampati in Cina, o almeno al di fuori dei confini europei, e nessuno sembra farci caso; è come se l’editoria avesse un’etica tutta sua. Riscontro un rigore ferreo in tema di giocattoli per i più piccoli, che devono essere realizzati con materie rispettose del bambino e dell’ambiente, prodotti preferibilmente in Italia. Perché per i libri per bambini non esiste la stessa attenzione? Così ho iniziato a pensare all’opportunità di creare un mercato nuovo, più rispettoso ed etico. Ovviamente il proposito era pari a quello di scalare l’Everest; non potevo certo pensare di cambiare le regole del mercato editoriale infantile in Italia o le dinamiche di produzione globale. Tuttavia potevo capire quali libri mancavano nel mercato stesso, a livello di contenuti soprattutto e di ricerca nella produzione. Nel frattempo Mathilde è cresciuta e ha iniziato a camminare. Osservavo le sue conquiste quotidiane e pensavo a quali strumenti potessero accompagnare meglio la sua crescita fisica e mentale. E tornavo sempre al punto di partenza, alla mia passione fin da piccola: la risposta era ancora nei libri, libri diversi, che parlavano della quotidianità, della casa, della cucina, della cameretta, della strada verso la scuola, della scuola stessa e della città che c’era intorno. E che città! La fortuna era di vivere a Venezia e ogni particolare, ogni angolo, la stessa strada era lastricata di sorprese e di curiosità che potevano trasformarsi in gioco o in semplice ‘segno’. Quando Mathilde ha fatto i primi passi, mi sembrava avesse un modo di sfruttare il terreno tutto particolare che nessun adulto riesce a emulare. Mi è venuto in mente, così, che potevo raccontare storie legate allo spazio, o meglio, all’architettura quotidiana. Un libro di architettura per bambini? Sembrava folle, ma pensavo ad un approccio molto naturale: un libro sull’osservazione, una narrazione in cui l’architettura è il filo conduttore, in cui ogni bambino poteva riconoscersi e riconoscere gli elementi della propria vita quotidiana. Non più animali, favole, mondi magici, ma linee di osservazioni particolari e familiari.

E poi, Venezia…
Camminare, spostarsi, giocare: tutte cose normali per un bambino, che diventano straordinariamente uniche a Venezia, dove i bambini si muovono diversamente rispetto alle altre città, tra acqua e fondamenta, ponti e campi. Tuttavia il mio progetto di una nuova collana di libri a misura di bambino doveva andare oltre l’unicità di Venezia, o meglio, mantenere un certo grado di universalità, guardando anche a quelle che sono le caratteristiche e le esigenze di altre città, di altre architetture, per permettere così a questi libri di parlare a tutti i bambini in qualsiasi parte del mondo. C’è un’altra cosa che ritenevo fondamentale del mio progetto: i libri dovevano essere esclusivamente ‘muti’, dei silent books, senza testo, con solo delle immagini. Questa scelta è stata determinata dal fatto che io sono francese e il mio compagno italiano: a casa parliamo due lingue diverse e nessuno si trova a proprio agio nel raccontare una storia in un’altra lingua. Ci troviamo con Mathilde e ora anche con Louise, la secondogenita, a raccontare le immagini con la possibilità di inventare storie diverse ogni sera. È stata insomma una scelta all’inizio dettata da un problema linguistico, o per meglio dire da una condizione personale e contingente che si è poi trasformata in gioco, esercizio quotidiano di fantasia. Essendo progressivamente entrata nell’idea di poter costruire libri con queste caratteristiche, ho iniziato a studiare le peculiarità dei libri senza testo e mi sono resa conto di come un libro di questo genere per un bambino dell’età di mia figlia, dai 3 anni in su, che ancora non sa scrivere e che quindi non sa leggere, sia un aiuto preziosissimo per sviluppare un vocabolario, il senso dell’osservazione e per essere in grado di fare delle comparazioni, individuare somiglianze, interpretare segnali e situazioni che può trovare sulla sua strada. Tutta una serie di informazioni per cui c’è bisogno di un apprendimento intuitivo, non scolastico.

Preview, particolare

Come sei passata dall’idea all’atto pratico?
Il progetto si è subito ammantato di un ideale che ho cercato di sviluppare nel modo più coerente, naturalmente in una chiave il più possibile sostenibile e solidale.
Primo step: creare una nuova e personalissima casa editrice, che ho voluto chiamare Matita.
Secondo, costruire una squadra di amici e supporters.
Terzo, prevedere una produzione al 100% locale, con stampatori veneziani, rinomati per il loro know-how e la loro eccellenza produttiva. Una politica eco-responsabile nella scelta della carta, con marchio FSC (Forest Stewardship Council) che certifica la gestione sostenibile delle foreste da cui proviene.
Quarto, una distribuzione solidale. Ho deciso infatti di riservare una parte della tiratura dei libri che pubblicherò a un’associazione che lavora con bambini che sono esclusi dai flussi normali della cultura perché costretti in ospedale o in situazioni di difficoltà economica o di disagio sociale, o ancora confinati in prigioni o in campi profughi. Ogni dieci libri venduti uno sarà donato a un’associazione, molto probabilmente a Mission Bambini, attiva in Italia e in svariati altri Paesi del mondo.

Quale la squadra coinvolta nel progetto?
In questa avventura ho deciso di essere affiancata da Luca Mostarda e Stefania Agostini, due architetti fondatori di AMArchitectrue, che hanno negli anni curato molti progetti di diversa natura. Quando gli ho presentato il progetto si sono subito sentiti a proprio agio: anche loro sono genitori, precisamente di due bambini di 3 e 5 anni, pienamente in target quindi. Luca e Stefania si occupano soprattutto di sviluppare la storia, o meglio, lo storyboard, lavorando molto di squadra. Per la parte visual non potevo che coinvolgere la mia amica Catherine Cordasco, bravissima illustratrice italo francese che vive attualmente a Valencia e che il vostro magazine conosce e apprezza (n.d.r. ha illustrato The BAG – Biennale Arte Guide 2017). Catherine ha illustrato tantissimi libri per bambini con diversi tipi di creazioni, ma da qualche anno si sta appassionando all’architettura. Il fatto che anche lei si stesse focalizzando sulla raffigurazione di porte, finestre, palazzi e strade mi interessava e incuriosiva molto. Unire il suo punto di vista con quello dei due architetti mi è parso subito di grande stimolo per tutti e mi ha confermato la potenza aggregante di Matita. Loro, quindi, svilupperanno la parte editoriale del primo libro, il cui titolo è 1. Tutta l’immagine visiva e grafica della casa editrice è stata affidata invece a Leonardo Sonnoli, uno dei creativi più accreditati in Italia, con cui ho lavorato in diverse situazioni. Per quanto riguarda tutti gli altri aspetti burocratici e di finanziamento del progetto, sono solo io ad assumermi oneri e onori.

A cosa si deve la scelta del nome di questa neonata casa editrice?
Si chiama Matita perché cercavo un oggetto che potesse accomunare un bambino, un architetto e un illustratore, e ovviamente la cosa più semplice che li unisce è per l’appunto la matita. Tutti e tre la utilizzano per dare forma alle proprie idee. In più questa avventura è chiaramente ispirata da Mathilde, volevo quindi un nome che in qualche modo potesse richiamare il suo.

Preview, particolare

Su quali basi stai costruendo il progetto?
Avviare quest’avventura è davvero una scommessa, a maggior ragione in un momento storico come questo. Bisogna essere veramente pazzi, o molto coraggiosi. Aprire una casa editrice che stampa libri estremamente ‘curati’ nel 2022, quando la carta costa almeno il 50% in più rispetto a qualsiasi momento storico precedente, è certamente un po’ folle. Avevo un budget personale limitato da investire ed è stato utilizzato nella start up, cioè nella creazione della casa editrice stessa. Ho cercato di capire come finanziare il progetto e uno dei modi più virtuosi, che permette tra l’altro di assecondare al meglio l’identità del progetto votata, come dicevo, al rispetto dell’ambiente e soprattutto a uno sviluppo sostenibile a 360 gradi, era quello di avviare una campagna di crowdfunding che sto preparando da più di un anno e che sarà resa pubblica il 6 marzo 2023. Tale campagna non consisterà in un mero appello a fare una donazione per permettermi di pubblicare i libri, ma sarà piuttosto configurata come una vera e propria azione di prevendita: chiunque decide di contribuire a questo progetto riceverà una copia del primo libro, insomma. Oltre al libro, il sostenitore di Matita potrà poi comprare altre cose; sto lavorando a una linea di piccoli quaderni e ad altre sorprese ancora che verranno comunicate un po’ alla volta. In preparazione di questa campagna ho creato una pagina web, profili sui social network e dei progetti speciali per formare una comunità di persone “amiche di Matita”. La campagna aiuta a guadagnare visibilità e a far nascere poi altri volumi. Ho altri progetti in mente e ho già contattato altri illustratori e architetti con cui collaborare nei prossimi libri (2, 3, 4…).

A questo punto siamo curiosissimi: quando uscirà 1?
La previsione di uscita è per la Biennale Architettura 2023 e le copie saranno spedite a tutti i sostenitori del progetto.

 

matitaedizioni.com | @matitaedizioni

 

immagine in evidenza: ph. Marco Cappelletti

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