Quaranta scatti in bianco e nero ripercorrono il progetto teatrale Passi sospesi realizzato negli istituti penitenziari di Venezia da Balamòs Teatro dal 2006 al 2022. Sono gli Scatti sospesi di Andrea Casari, che compongono la mostra ospitata nella sede della Fondazione di Venezia in Rio Novo, fino al 31 gennaio 2023.
La mostra è sostenuta da altre 436 immagini contenute in un contributo video a cura di Marco Valentini. Lo scopo dell’iniziativa è diffondere la conoscenza dell’attività ricreativa pensata per incentivare il benessere sociale all’interno dell’ambiente carcerario tra detenuti, guardie e personale di assistenza e operativo. Andrea Casari collabora dal 2006 con Balamòs Teatro seguendo i percorsi teatrali in svariate e differenti realtà: il Centro Teatro Universitario di Ferrara, gli Istituti Penitenziari di Venezia, le scuole di tutti i gradi, con i minori non accompagnati e nell’ambito del disagio fisico, psichico e neurologico.Con discrezione, delicatezza, umiltà Casari è in grado di cogliere un processo di trasformazione, per immortalare il momento esatto in cui nasce l’immagine, trattenere l’immediatezza di un’emozione, offrire agli altrui occhi i segni del dolore che si fanno comunque sfida, impegno, fatica, conquista, speranza.«Fotografare in carcere non è mai un’operazione solamente estetica, ma è anche e soprattutto etica, per la possibilità di riconsegnare a chi guarda, attraverso gli scatti, i vissuti che esulano dai reati e dalle colpe e permettono una diversa rappresentazione di sé, restituendo racconti di persone, che hanno un passato, si arrabattano nel presente e immaginano futuri, magari diversi. Come tutti. La foto diventa il modo di sentire e di lasciarsi attraversare dagli echi e dairimandi degli altri», attraverso queste parole il direttore del progetto teatrale, Michalis Traitsis, descrive il lavoro di Casari.La fotografia diventa un contributo di memorie, nel qui e ora di ciò che avviene e nelle tracce che restano nel tempo. Traitsis sceglie di utilizzare la lente della cultura per indagare con il suo progetto teatrale il tema della reclusione e le dinamiche di esclusione che purtroppo ne derivano. Cultura, dunque, come informazione, come confronto, memoria, rete nei e dei territori, tutela delle fasce più deboli; cultura della diversità e dell’inclusione sociale.Dal desiderio umano di ascoltare, conoscere e comprendere, superando i pregiudizi, nasce questo progetto, con l’obbiettivo di restituire dignità agli ambienti carcerari e ai detenuti, spesso emarginati, senza la possibilità di un vero riscatto sociale, che per gli errori commessi si vedono negata l’opportunità di ricominciare