Il 20 marzo 1762 la Nuova Veneta Gazzetta annunciò la partenza di Giambattista Tiepolo alla volta di Madrid, con l’incarico di affrescare gli spazi del Palazzo Reale. Non rivide più l’amata Venezia, la morte lo colse in Spagna otto anni più tardi. Morì nell’indifferenza se non nell’ostracismo dei più, cioè di coloro non più in grado di scorgere la grandezza dell’arte di Tiepolo, una delle ultime Api. Ne La battaglia dei libri di Jonathan Swift (1697), Esopo afferma che gli Antichi si comportavano come le api mentre i moderni si comportano, invece, come i ragni. Le Api attingono il miele e la cera da numerosi fiori, da quella materia naturale estraggono sostanze tanto essenziali alla felicità e alla saggezza umane, come la dolcezza e la luce. I ragni, all’opposto, traggono tutto da sé stessi. L’orgoglio li spinge ad ottenere dalle proprie viscere il filo impalpabile con cui fabbricano le loro tele geometriche, tranelli mortali di cui le loro prede diventano prigioniere e vittime. La Querelle des Anciens et des Modernes infiammava l’Europa intellettuale e politica. Nel 1762 i tempi progredivano sempre più celermente: Jean-Jacques Rousseau pubblicò il Contrat Social, in cui espose i fondamenti teorici della “democrazia radicale”, quasi assieme al romanzo Émile, primo mattone del naturalismo pedagogico. Era in corso la pubblicazione dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert, ciclopica raccolta di informazioni e manifesto eretico di filosofia, legittimazione dell’Illuminismo. Questi furono alcuni tratti del contesto culturale in cui Christoph W. Gluck promosse la sua riforma dell’opera. Gluck rifiutò il principio edonistico della musica. Razionalista e naturalista, non poteva concepire l’Arte come un semplice, superficiale svago. Contro convenzioni oramai scadute nella didascalia effettistica, Gluck propugnò l’intensificazione emotiva nella partecipazione del pubblico all’azione drammatica tale da provocare una ‘catarsi’ analoga al Teatro greco delle origini. Orfeo ed Euridice su libretto di Ranieri de’ Calzabigi fu la prima opera creata con i nuovi criteri ed esordì nell’ottobre del 1762 al Burgtheater di Vienna. La troviamo in scena da venerdì 28 aprile al Teatro La Fenice con la direzione di Ottavio Dantone e la regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi.